Fosse per lui dormirebbe seduto su di una sedia (al massimo a dondolo) con tanto di cappello calato sugli occhi. Come western comanda, ma anche come il Jean Reno di Leon, film di Luc Besson. Quello che non poteva permettersi di chiudere tutti e due gli occhi, per riuscire a saltare in piedi il più presto possibile. E’ fatto così Valon, diversamente non sarebbe nemmeno lui: «Dormire troppo mi rilassa. Non va bene». Così alla Radio 3 (svizzera) non molto tempo fa, aggiungendo di riposare meno di sette ore a notte. E a volte, come contrasta e spinge a fondo i tackle sul campo, così ripercorre quei movimenti a letto: «Mia moglie Elena teme questi miei scatti, Con lo svizzero, tra gli ex in campo e fuori (Maggio è stato a lungo in viola) si ritrovano anche i vecchi compagni Caccia e Pecchiaho un sonno piuttosto
movimentato». Ma non è solo opera dei 4 o 5 caffè che ama degustare durante la giornata. Col risultato che la palpebra (come dichiarato) a volte gli batte per suo conto, ma giammai cala sul campo. Perché Valon Behrami, il Warrior azzurro, lì, sul rettangolo verde o grigio che sia, non la fa buona nessuno. Con o senza caffè.
CAVE VALON – Attenti a Valon cioè, perché te lo ritrovi alle calcagna, a morderti le stesse senza soluzione di continuità. La cresta di platino che ondeggia fra le maglie (avversarie), il ringhio sul volto: ormai, come si direbbe da queste parti, è “carta conosciuta” su tutto il territorio nazionale ed oltre. Specialista dell’affondo in tackle, dei contrasti vinti (tanto da risultare fra i migliori in Europa), delle dighe davanti alla difesa, del soccorso dei giocatori in panne, è diventato perciò un tassello di primaria importanza nello scacchiere di Benitez. Lo stesso che, a quell’ultimo campanello d’allarme suonato a Marsiglia (laddove l’elvetico accusò un’improvvisa fitta agli adduttori), decise di imporgli poi un turno di riposo col Torino. Ma, che vuoi che sia un dolorino per mister rubapalloni, per lui non ci sarebbe stata sosta: “sin pausa” avrebbe replicato a Rafa. Il tecnico apprezza, ma sa peraltro molto bene che le corde (anche quelle di acciaio), vanno tirate solo sino a un certo punto.
PRONTO – Pronto allora per l’odierna puntata del Franchi, di fronte ai palleggiatori viola, all’insegna del revival. Pronto stasera a portare un bacione alla Viola (dopo quello piccolo del gennaio 2013, finì 1-1), ma accompagnato dallo straripante furore agonistico stampato in un dna di guastatore per eccellenza. La Firenze arrivata dopo le scarse delizie ma le parecchie croci del West Ham (dove il 1 marzo 2009 subì un serio infortunio al ginocchio), da cui tornò addirittura fortificato nel fisico e nello spirito. Tanto che i tifosi gigliati, dopo il campionato 2011/12, a rischio-retrocessione, chiesero di confermare solo lui e Jovetic. Non digerendo mai peraltro la partenza dello svizzero, dopo aver realizzato di aver lasciato andare un combattente unico.
NON SOLO BEHRAMI – Azzurri ex viola e viceversa, come quel Maggio che stavolta dovrebbe riposare (a Firenze dal 2003 al 2006), per poi finire a bordocampo. Al Nicola Caccia da Castello di Cisterna, nello staff tecnico di Vincenzino Montella (ma anche suo conterraneo, essendo nati a pochi km di distanza) ora perciò di viola vestito dopo l’azzurro da bomber per una stagione (7 gol nel 1996-97). Stagione in cui ebbe un certo dottor Fabio Pecchia come compagno di squadra: i due legarono moltissimo per poi, nel loro lungo girovagare, ritrovarsi a Como nel 2003. Stasera vicini di panca
Fonte: Corriere dello Sport
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