La verità è nel mezzo: però cercarla è una fatica, perché qui serve combinare il talento e la vocazione, l’inclinazione e stavolta pure l’empatia. La verità (calcisticamente) è in quel fazzoletto di terra che sta per il centrocampo, napoletanamente parlando nel cuore del 4-2-3-1: e però scovarla, al di là delle statistiche e alla luce del groviglio di sensazioni scatenatesi sull’asse Inler-Behrami-Dzemaili è un’impresa, non esattamente un giochino da ragazzi. La materia è (divenuta) pruriginosa assai, però poi le frizioni si cancellano, le attitudini emergono e gli allenatori scelgono: ma il passato (che pure) conta, può servire per decodificare il sistema e magari per arricchirlo di nozioni (statistiche).
LA COPPIA – Sette mesi hanno un loro peso, svelano scelte e quindi anche gerarchie più o meno costituite e, rileggendo Benitez, il tandem più «cliccato» è Behrami-Inler che s’è preso il Napoli e se l’è portato in spalle per tredici volte, rappresentando la diga e il pensatoio d’una squadra che con quella miscela esplosiva di muscoli e fosforo ha raccolto nove vittorie e s’è sgretolato solo per l’infortunio che prima della Sampdoria mise fuori il medianone.
Ma nella «maestosità» della regia, prim’ancora che approdasse Jorginho, niente male neanche Inler e Dzemaili, soci già allo Zurigo, campioni di Svizzera che si ritrovano in azzurro e che dopo aver vinto la coppa Italia e conquistato la qualificazione in Champions vanno in scena (assieme, stavolta) in dodici partite e ne perdono una soltanto, quella di Bergamo, concentrando in quel pomeriggio tutti gli strafalcioni di cui son stati capaci.
LA NEW ENTRY – Lo chiamavano turn over, però per modo di dire: perché gira e rigira, la pallina si fermava sempre sulle loro caselle, l’88, l’85 o il 20, non essendoci da largheggiare e avendo il giovane Radosevic poca esperienza per rappresentare un’alternativa da fischio d’inizio. Poi è atterrato Jorginho e sono mutate le condizioni e pure le caratteristiche degli interpreti, perché con l’italo-brasiliano è iniziata la fase di maggior palleggio e Inler ha scoperto d’essere ritenuto il più idoneo a stare al fianco di quella «matricola» che esprime saggezza in campo e fuori. I risultati sostengono la tesi e quattro vittorie e un pareggio, ma innanzitutto la fusione a freddo, sono stati utili a Benitez per sentirsi coperto sia nell’interdizione che nella costruzione e ripartire con qualche certezza in più.
IL RE LEONE – I numeri talvolta hanno anche un’anima ed intrufolandosi tra le pieghe del Napoli, Gokhan Inler fa (per impegno «attivo»), la parte del Re Leone con 2801 minuti complessivi; più di Behrami (1826) e molto più di Dzemaili (1581); Jorginho viaggia (chiaramente) nelle retrovie, è appena arrivato e, per esigenze d’organico, gli è stata sottratta l’Europa League. Ma domani è un altro giorno e la corsa al posto riparte: aaa cercasi il partner del regista. Gira la ruota: 20, 85 o 88?
Fonte: Corriere dello Sport
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