Nel caso del Napoli, gli indizi che fanno una prova non sono tre, ma quattro. Tre sconfitte, Arsenal, Roma e Juventus, e una vittoria (a Firenze) che oggi, per ragioni tecniche, tattiche e di conduzione di gioco, va a sommarsi con le tre gare andate male.
Fino all’anno scorso, molti imputavano a Mazzarri e al suo atteggiamento prudente (difesa e ripartenza) la difficoltà del Napoli di misurarsi in trasferta con le grandi squadre. Quest’anno, cambiato allenatore (Benitez è, secondo l’opinione più diffusa, un tecnico che punta alla costruzione del gioco), il Napoli ha preso solo schiaffi quando si è alzato il livello della competizione. All’Emirates contro l’Arsenal è stato sbriciolato in un quarto d’ora; all’Olimpico contro la Roma ha sofferto un po’ di meno e ha preso 2 gol su calcio piazzato; al Franchi contro la Fiorentina ha fatto due tiri in porta e ha vinto 2-1 con i viola che ancora protestano per il fallo da rigore su Cuadrado; domenica sera allo Juventus Stadium contro i campioni d’Italia ha trascorso i primi 20′ nel terrore e ha chiuso con 3 gol al passivo solo perché Reina ha fatto il fenomeno. Il Napoli ha maturato questa serie nera con una specie di dicotomia al suo interno, una rottura fra quanto l’allenatore immagina e quanto la squadra può dare. Nelle quattro gare in questione, Benitez non ha mai cambiato modulo, sempre il 4-2-3-1 vero e puro, con due mediani, un trequartista (Hamisk o Pandev), due esterni d’attacco (Callejon e Mertens, e quando c’è Insigne l’esterno diventa un vero attaccante) e un centravanti di ruolo. In teoria è una squadra molto offensiva, nella pratica è una squadra facilmente attaccabile quando l’avversario è di qualità e basato su una solida organizzazione di gioco. Nelle gare che per ora determinano una situazione poco gradita nel Napoli, uno dei suoi uomini migliori, Marek Hamisk, non ha mai dato il contributo adeguato alle sue qualità, non ha mai giocato per la squadra e nemmeno per se stesso, fino a raggiungere il punto più basso domenica sera a Torino. Su un punto Benitez deve riflettere: i suoi due mediani sono insufficienti, come numero, quando incrociano squadre col centrocampo a tre, proprio come Roma, Fiorentina e Juventus. In nessuna delle tre gare il Napoli è riuscito a giocare come spesso ha fatto vedere in questa stagione e in quelle precedenti, quando aveva sì Cavani ma non il resto della batteria di grandi giocatori di cui oggi dispone. Se l’idea offensiva di Benitez resta teoria, tradotta in campo diventa presunzione. Oggi il Napoli, così com’è congegnato, non riesce a reggere quattro veri giocatori d’attacco, se questi non lavorano per la squadra. Contro la Juve questa differenza è stata evidente nell’imbarazzo con cui Inler e Behrami, un mastino ridotto a un agnellino, fronteggiavano Vidal-Pirlo-Pogba. In questo caso non c’era solo una differenza di quantità, ma anche e soprattutto di qualità.
Fonte: Corriere dello Sport.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro