Pure le formiche, nel loro piccolo…Il giorno dopo, all’alba, il vulcano ch’è in Mazzarri brontola ancora rumorosamente e, sospeso tra il Vesuvio e l’Etna, e tra il Napoli di Catania, il fuoco sembra bruciarlo: «Parliamo un attimo».
Parlare dell’attimo fuggito di mano è un dovere ma pure una valvola di sfogo ed il «faccia a faccia» largamente annunciato nel post-partita d’una gara che definire strana saprebbe d’eufemismo, finisce per scatenare il primo patto (stagionale) di Castelvolturno: « Detto ciò, si riparte senza fare drammi». Punto e a capo: si fa così, dopo aver archiviato il pareggio, rifilato un paio di di utili raccomandazioni per il futuro e spiegate, con cura maniacale, dove e come e quando si doveva sterzare.
RITOCCHI – Squadra che pareggia si tocca, eccome: però qua e là, in un paio di zone del campo, perché poi ci sarà la Sampdoria e varrà la pena di non arrivarci svuotati. La seduta del post-Catania tatticamente non induce ad interpretazioni: chi ha giocato s’è sottoposto al lavoro di scarico, qualche bagno e massaggio e poi l’analisi dettagliata di Mazzarri; e chi non c’era, invece, s’è allenato sul serio, perché potrebbe esserci domani sera, contro la Lazio, cambio prevedibile sin dal novantaquattreesimo al «Cibali» e quasi indispensabile dopo aver rivisto la gara in tv ed aver notato segnali di affaticamento che non preoccupano ma che vanno considerati.
BINARIO DESTRO – La stagione è cominciata presto, molto presto (ritiro a luglio, l’undici agosto già in campo, e a Pechino, per la finale di Supercoppa), ha richiesto stress, spostamenti, ed ha prodotto piccoli cenni d’usura (passeggera) a destra, la terra di Christian Maggio, brillante e però privo della continuità che l’ha reso il valore aggiunto degli esterni: l’ipotesi (praticabile) che evita qualsiasi problema d’impatto induce a virare su Giandomenico Mesto, mazzarriano sin dalla Reggina, uomo di spinta con i tempi giusti nella testa e nelle gambe. Per la Lazio, si può fare, con la prospettiva di tornare all’antico sin da «Marassi», con Maggio ritemprato e (soprattutto) consegnato pure all’orgoglioso ruolo dell’ex. Ma Catania le pause si sono avvertite pure nel mezzo e la vivacità e la muscolarità di Behrami inducono a ritenere il mediano la seconda opzione d’un mini turn-over: Inler s’è tenuto «basso» – nei ritmi e anche nei contenuti – per quarantacinque minuti e la sostituzione, complice l’ammonizione, ne ha limitato la fatica. Il candidato a riposare diviene quindi Dzemaili, rimasto ingabbiato dal caos della metà campo e pure meno autorevole che in precedenza.
GLI INTOCCABILI – Piccoli (e necessari) innesti nell’aria sono alla trequarti, laddove comincia il territorio inviolabile del talento e dei tenori, ai quali Mazzarri non le ha mandate però a dire già a caldo: Napoli-Lazio avrà bisogno di forza d’urto offensiva in abbondanza; e poi anche di verve, di lettura tattica, di spregiudicatezza, di curriculum che metta ansia all’avversario e lo renda meno sicuro di sé nei momenti chiave.
Il Napoli che Mazzarri lascerà intravedere nell’allenamento pomeridiano, la rifinitura, resta imprescindibile da quel tris d’assi che a Catania s’è preso una domenica di riposo: sarà di nuovo 3-4-1-2 e saranno – indiscutibilmente – Hamsik, Pandev e Cavani a doversi trascinare sulle spalle la compagnia, trasmettendole le proprie certezze che resistono ormai da anni: cosa volete che sia una giornata (e un’occasione) persa?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
