“Segno poco, ma le mie soddisfazioni me le prendo ugualmente: l’applauso del San Paolo quando sono uscito dal campo col Genoa è stato un qualcosa di indescrivibile”. Valon Behrami, centrocampista azzurro, è uno che, alla gloria del singolo, preferisce nettamente le gioie da condividere con il collettivo. Quest’oggi ospite de “Il salottino di Marte Sport Live”, l’elvetico mediano si racconta ai colleghi D’Alessandro e Mele. Ecco quanto evidenziato dalla Redazione di IamNaples.it:
Standing ovation– “Il colore della mia cresta? E’ tornato il mio parrucchiere: qui ho sperimentato un pò, salvo poi tornare alle origini. Ora chiamo lui e lo faccio venire apposta. La standing ovation del San Paolo alla mia uscita? Un’emozione difficile da spiegare e da far capire a chi è fuori. Momenti come quello ti danno la forza di allenarti e lavorare sempre col massimo impegno: mi sono sentito molto orgoglioso di me stesso. Se mi aspettavo un primo anno così? Sinceramente non mi aspettavo di entrare subito in maniera così importante nel gruppo e di riuscire a capire, in pochi mesi, cosa vuole il mister, invece ci sono riuscito. Non mi aspettavo una stagione così anche se nel mio processo di maturità fatto in questi anni sapevo di poter dare una grossa mano al Napoli.”
Eclettismo e duttilità- “Il mio ruolo? Nella mia carriera ho fatto molti ruoli e ciò mi permette di sapermi muovere in parecchie zone del campo. Mi trovo molto bene sia nel ruolo di mediano che di mezz’ala. La partita di domenica? Una gara molto delicata contro una squadra in grande forma che, nonostante il mezzo passo falso di Firenze, sta dimostrando di poter mettere in difficoltà chiunque. Dovremo impegnarci al massimo per fare risultato: una sconfitta avvicinerebbe i rossoneri ad un solo punto di distanza. Personalmente ho già vinto a San Siro col Milan, quando ero alla Fiorentina. Quella, però, fu una partita atipica: eravamo una squadra in grande difficoltà e giocammo praticamente nella nostra area per non prenderle, poi fummo bravi e fortunati a trovare la via del gol.”
Tabù San Siro- “Gli azzurri non vincono da 27 anni in casa del Milan? I rossoneri, storicamente, sono sempre stati una squadra ostica da affrontare, specie in casa, dove, se guardiamo agli anni addietro, perde raramente. Ora, sia noi che loro, siamo in piena metamorfosi e le cose possono cambiare. Il mio primo gol in azzurro? Me lo chiedono spesso e devo ammettere che segnare è davvero gratificante ed emozionante per qualsiasi giocatore, ma io antepongo le soddisfazioni personali all’utilità alla squadra. Dzemaili o Inler? Gioca chi sta meglio. Ora Blerim sta attraversando un periodo di forma eccezionale ed è davvero prezioso, in questo momento ha fatto la differenza per noi. Gokhan ha fatto bene fino a tre o quattro partite fa e sta avendo un momento in cui è meno brillante, ma ha dato sempre tanto. Per noi è fondamentale.”
Pochi gol, tanti tackle– “Segno poco anche perché partecipo pochissimo alla fase offensiva e copro i miei compagni che, qualitativamente parlando, mi sono superiori: io devo fungere da scudo e faccio il mio ruolo con grande impegno; ai gol preferisco le standing ovation: sono quelle le mie gratificazioni. Il record di 114 tackle vinti? Ho letto di questa statistica e sono molto contento, non capisco però chi critica il fatto che venga spesso ammonito. Se entri soffice non vieni ammonito, ma non sempre vinci il contrasto. Come mi preparo ad affrontare i miei dirimpettai? Li studio anche in video, i calciatori, in genere, hanno finte e movimenti usuali che usano in maniera quasi abituale. Scudetto? Purtroppo siamo fuori da questa lotta, è un grande peccato: saremmo potuti essere più vicini alla Juventus di quanto non siamo ora. Qualificazione Champions senza preliminari? Vuol dire poter programmare la stagione con calma, senza l’incombenza dei preliminari. Io come Bagni? Un paragone che mi lusinga e mi gratifica: come cerco di fare io in campo, il grande Salvatore Bagni ci metteva cuore e polmoni, senza tirarsi mai il piede.”
La Redazione
M.P.
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