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Behrami, assist al Kosovo

Il centrocampista azzurro sostiene la causa del suo paese insieme ad altri calciatori

E’ la storia di un Paese che non c’è eppure è lì, che vive e che lotta, che spera di scrivere una nuova storia anche nello sport. Al mondo il Kosovo ha gridato la sua indipendenza dalla Serbia quattro anni fa, era il 17 febbraio 2008. Da allora vive sotto l’amministrazione dell’Onu, ma alle Nazioni Unite solo 91 paesi membri su 193 lo riconoscono come stato. Tra i no che più pesano quelli di Russia e Cina. E neanche l’Unione Europea (vedi Spagna e Grecia) ha una posizione comune.

LA DIPLOMAZIA – Esiste una diplomazia ufficiale. Ed esiste quella dello sport, che sfrutta altri canali, che arriva prima. E arriva ovunque: la Fifa si vanta di rappresentare 209 nazioni, più dell’Onu. Ed è al presidente della Fifa, Sepp Blatter, che i più importanti giocatori di origini kosovare hanno scritto per sostenere la richiesta della FFK: ottenere il riconoscimento della propria selezione e poter finalmente giocare gare internazionali, anche a livello di club. Tra le firme in calce alla lettera inviata alla Fifa c’è quella di Valon Behrami: kosovaro di Titova Mitrovica, è cresciuto, non solo calcisticamente, in Svizzera. Quando arrivò in Italia, alla Lazio, il “connazionale” Igli Tare provò a convincerlo ad optare per la nazionale albanese: poteva ancora cambiare avendo giocato con la Svizzera solo a livello di under, ma non lo fece. Ha scelto la selezione elvetica e, con le regole attuali, non potrebbe più tornare indietro. Con lui nella Svizzera giocano anche Xherdan Shaqiri del Bayern Monaco (poteva arrivare in Italia, lo aveva cercato la Lazio) e Granit Xhaka del Borussia Mönchengladbach, anche loro hanno sottoscritto l’appello. Il laziale Lorik Cana ha scelto invece l’Albania, ne è il capitano: la sua firma, per certi versi, pesa ancora di più.
APPELLO – Behrami e gli altri calciatori kosovari più rappresentativi a livello internazionale sostengono «il diritto di giocatori e club del Kosovo di giocare a calcio a livello internazionale» , perché questo vorrebbe dire «applicare i principi contenuti nello statuto della Fifa: giustizia, rispetto, non discriminazione, rifiuto di interferenze politiche e universalità del calcio» .
SCENARI – A maggio la Fifa aveva aperto alla possibilità di consentire a squadre affiliate di giocare amichevoli contro club kosovari, incontrando però le resistenze della Serbia. Esiste, per la verità, una selezione kosovara che ha giocato delle amichevoli, l’ultima nel 2006 contro il Principato di Monaco, altra rappresentativa non riconosciuta. L’iter può non essere lunghissimo sul piano sportivo – il Montenegro si è staccato dalla Serbia nel 2006 e calcisticamente esiste dal 2007 – ma il nodo resta quello del diritto internazionale: il processo politico è stato ben diverso per il Kosovo. Behrami e le altre “stelle” sono sponsor importanti di questa battaglia. Paradossalmente, regole alla mano, rischiano di non poter giocare mai nel Kosovo: hanno già scelto un’altra nazionale (Svizzera e Albania) che peraltro non è quella da cui il loro Paese si è separato. Però questa partita vogliono vincerla lo stesso: è molto più di un gioco.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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