Oliviero Beha rapinato lunedì a Casoria. E la brutta avventura il giornalista finisce per raccontarla sul Fatto quotidiano. «Ero al volante, con un amico a bordo, all’uscita dell’autostrada Roma-Napoli. Nell’hinterland verso Casoria, fino a ieri a me nota solo per il compleanno di Noemi Letizia, si crea un intricatissimo nodo di traffico alla confluenza di più strade. Siamo fermi. Il mio finestrino è aperto di due dita, ma ho il braccio sinistro appoggiato e visibile un orologio al polso. Mi affianca uno scooterone con sopra due con il casco. Mi intimano: “dammi l’orologio” e uno di loro mi batte sul vetro con la rivoltella. Cerca di infilare la canna della pistola nello spazio sopra il vetro, urlando “ti ammazzo”. Apro lo sportello, non glielo do, mi punta la rivoltella, mi tolgo l’orologio e lo butto a terra, nell’abitacolo». La storia continua con gli altri automobilisti che gli dimostrano solidarietà. Uno ha anche preso la targa dello scooter «per darmi una mano e non rimanere inerte nell’illegalità e nell’insicurezza». Poi Beha sottolinea: «Voglio dire a uno come De Laurentiis che quando rapinarono la moglie di Cavani, disse “se uno va per una città come questa con orologi di valore…se la va a cercare”, che è esattamente il contrario. La rapina non sostituisce il lavoro che non c’è, la cinica razionalizzazione dei De Laurentiis completa invece colpevolmente un disfacimento mentale cui in tanti, per fortuna, oppongono resistenza».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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