Sliding doors: e mentre la porta (scorrevole) sta per chiudersi, la vita scivola in parallelo, di qua il De Sanctis paratutto, l’imbattibile uomo ragno del san Paolo e dintorni, e di là il custode dei (piccoli) tormenti del Napoli, un gol dal Novara e due dal Lecce, tre dalla Juventus e uno dall’Atalanta, in una retrospettiva che non turba e però infastidisce.
TESI E ANTITESI – Ottava giornata di campionato, è un mercoledì sera: Napoli 2, Udinese 0, ma soprattutto, un’altra nottata da insuperabile roccaforte, cinque reti appena subite, tre delle quali in casa, e una difesa che ha fatto peggio solo della retroguardia di Guidolin. E’ un bunker retto da mani di cemento armato, un fenomeno che s’è appena messo ad esorcizzare Gomez dal dischetto, l’omone volante che lascia a bocca spalancata, andando a strozzare l’urlo di Boateng, un gigante che al Bayern concede solo rimpianti. Ma, a distanza di quarantacinque giorni, sei partite dopo, il quadro è lievemente cambiato e sottolinea una controtendenza insolita per il Napoli: quattordici gol presi, con Fiorentina e Cagliari, Lazio, Juventus e Udinese rivelatesi più accorte. Batman o Nembo Kid o superMorgan resta il pilastro granitico, la certezza di sempre ma ciò che rimane tra le dita e la polvere d’una barriera che a Novara s’è dissolta nel nulla o gli infernali sette minuti nel recupero con la Juventus che paiono una cicatrice o gli svolazzi contro il Lecce che costano sulle statistiche e anche la magia di Denis.
FOREVER – Il quinto tenore è il valore aggiunto d’una squadra intrufolatasi con autorevolezza tra i primi sedici club d’Europa, un mago che strappa dalla rete la randellata di Ruben Perez a Vila-Real, un indiavolato che garantisce sicurezza al reparto con quell’espressione un po’ così, un gatto con chissà quante vite che ha deciso in tempi non sospetti di ritagliarsi la sua oasi a Napoli, eletta a residenza per l’esistenza: «Perché spero di chiudere qua la mia carriera».
FINESTRA SULL’EUROPA – La Champions è la medaglia appuntata al petto del Napoli double face ma è soprattutto l’esemplare sintesi d’equilibrio, la dimostrazione lampante di una maturazione a tutto campo costruita nel tempo e consegnata alle solide braccia di un kamikaze divenuto un’icona con quello scatto da centometrista all’Allianz Arena per evitare il 4-2 e restare disperatamente aggrappato all’illusione di un ormai improbabile pari: sistemandosi alla finestra ed osservando l’Europa, una rete a Manchester, una in casa dal Bayern e tre in Germania ed una da Balotelli al san Paolo, rimanendo immacolati sia all’andata che al ritorno contro il Villarreal, offrendo dimostrazione di affidabilità pure a livello internazionale.
IL GIALLO E IL ROSSO – Il calcio è l’epicentro dei pensieri, un microcosmo vissuto ventiquattro ore su ventiquattro, da perfezionista e (apparentemente) da ossessionato e ora, osservando la propria area di rigore dal buco della serratura della propria porta, la prossima missione è ben chiara: sette gol nelle recenti quattro partite rappresentano una scocciatura, più che un neo, da rimuovere. Un anno fa, record d’imbattibilità al san Paolo, poco meno di ottocento minuti senza macchia: e adesso, senza paura, De Sanctis aspetta Bojan e Osvaldo, Totti, Borriello e Lamela. Sliding doors: ma meglio chiuderla quella porta.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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