«Sono contento di essere restato e di aver recuperato per questa partita decisiva. Ho una gran voglia di essere utile. Ora sto bene, ma sarà Prandelli a decidere se farmi rientrare». Andrea Barzagli, 31 anni, non ha bisogno di candidarsi. Prandelli ha scelto: sarà titolare contro l’Irlanda. Si fida dello juventino più utilizzato (3.405 minuti) da Conte dopo Pirlo (3.705), e di suo figlio Niccolò, inserito nello staff di fisioterapisti della nazionale. Promosso anche dai test di ieri mattina.
Barzagli siede accanto al professor Castellacci che aveva garantito di metterlo a disposizione per la terza partita. Il difensore è tranquillo, si sente sicuro. Ma non indispensabile. Perché sarebbe ingeneroso nei confronti dell’amico Bonucci che uscirà per fargli posto. «Il mio eventuale ingresso non cambierebbe niente. L’Italia mi è piaciuta nelle prime due partite. Purtroppo manca una vittoria, quella con la Croazia. Meritavamo due punti in più in classifica e certi discorsi nemmeno li sentiremmo… Abbiamo raccolto poco, è vero. Secondo me, per, stiamo facendo molto bene. Nelle due gare giocate ho visto poca sofferenza». Non insiste troppo sulla mentalità Juve: «Siamo in sette e possiamo contribuire. Ma questo gruppo è unito a prescindere. Non c’è nessuno qui che pensa solo al proprio interesse. E tutti giochiamo per vincere».
«Nessuno di noi ha paura di uscire. Non pensiamo affatto di poter tornare a casa, anche se potrebbe succedere» chiarisce. «Noi dobbiamo vincere e solo dopo vedere che cosa avranno fatto le altre due. Se andiamo avanti si aprono nuovi scenari per noi». Il biscotto, invece, preferisce non assaggiarlo in anticipo: «E’ un discorso complicato, se non ne avessimo parlato sarebbe stato meglio. Io, poi, non metto in dubbio la professionalità e la sportività della Spagna, di quei campioni, e della Croazia. E’ sbagliato pensare male, anche se è normale che se ne discuta. Noi dobbiamo restare concentrati solo sulla gara. Non mi va di fissarmi su comportamenti strani. So che può succedere. Ma quando vidi quel pareggio tra la Danimarca e la Svezia di otto anni fa, da italiano non mi sentii defraudato. Uscì quel risultato, fatale per noi: non credo che però fu frutto di un accordo. Il due a due è punteggio che ci sta».
Torna sul suo recupero. Si era fatto male il 1° giugno, stiramento al polpaccio: sarà di nuovo in campo dopo 17 giorni. «Sono stato subito ottimista. Mi sono reso conto che non era grave». Non sta a guardare il sistema di gioco. «Anche perché De Rossi, a centrocampo o dietro, è comunque un punto di riferimento. E Prandelli ha dimostrato di essere un grande tecnico, solo chi è intelligente si confronta con la squadra. Vuol dire che la rispetta».
Fonte: Il Messaggero
La Redazione
M.V.
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