Roberto Baronio ha bisogno di poche presentazioni. Nato a Manerbio, in provincia di Brescia, da calciatore ha trascorso tutta la carriera vestendo tantissime maglie in tutta la penisola (Lazio, Chievo, Fiorentina e Reggina solo per citarne alcune, oltre al Brescia che l’ha lanciato), passando per tutte le rappresentative della nazionale dall’Under 17 in su, la nazionale olimpica e pure quella maggiore, con cui scese in campo in un’amichevole contro l’Ecuador. Appesi gli scarpini al chiodo, Baronio ha subito iniziato la carriera da allenatore, privilegiando il lavoro con i giovani. La sua ultima esperienza è stata a Napoli, con la Primavera degli azzurri. E a La Giovane Italia ha raccontato le sue sensazioni in vista della ripartenza dei campionati.
Mister, è finalmente tornato il calcio giocato. Sei contento?
“Beh, direi che sono contento soprattutto perché sembra si stia risolvendo l’emergenza e questo è il motivo principale di felicità. Poi noi appassionati ovviamente siamo felici che riprendano i campionati ed è giusto che, per quanto possibile, ci godiamo questo momento”.
Da bresciano come vedi questo finale di stagione per le Rondinelle?
“Il ritorno in campo può essere particolare per tutte le squadre, per aspetti mentali, fisici e tecnici. Potrebbe succedere veramente di tutto. Ovvio che il Brescia non si trova in una situazione semplice, quindi sarà difficile recuperare, ma l’aspetto fisico e quello mentale saranno fondamentali. Ci sono ancora tante partite da giocare, tutto può ancora succedere, soprattutto ricominciando da zero”.
Restando quindi in tema, la Lazio invece che prospettive ha?
“Alla pausa era secondo me la squadra favorita per vincere il campionato: la condizione di forma e la mentalità che stava dando Inzaghi stavano consentendo la disputa di un campionato di vertice. Adesso vedremo come rientreranno in campo, chiaro che sarà da valutare per l’appunto la forma fisica e mentale della squadra”.
E per chi deve cominciare da zero che situazioni vedi? Squadre come Chievo e Cagliari hanno cambiato allenatore appena prima della sospensione, per esempio.
“Sono situazioni molto particolari, per le quali non sarà possibile appellarsi a questioni di modulo o legate all’allenatore precedente. Secondo me sono i giocatori ad avere in mano tutto: questa non è stata la pausa di 30-40 giorni per le vacanze estive, l’attesa ha avuto un peso psicologico completamente diverso. Un allenatore o l’altro non cambia molto, saranno i gruppi delle squadre a dover cercare la mentalità giusta per ottenere gli obiettivi prefissati a fine campionato”.
Come valuti infine le decisioni prese per terminare il campionato di Serie C?
“Era una situazione complicata e per forza di cose doveva scontentare qualcuno. È ovvio che facendo i play-off vai a penalizzare squadre che erano ancora in lotta per il primo posto e privilegi compagini che magari nemmeno sarebbe riuscite a qualificarsi. Se si fosse potuto completare la stagione sarebbe stato meglio, purtroppo ci sono dei costi a livello economico importanti che non sono semplici da valutare”.
Fonte: La Giovane Italia
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