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Bariti: “Sto bene ad Avellino, sogno di indossare di nuovo la maglia del Napoli”

"Ritiro di Dimaro la fase più esaltante della mia carriera"

Uno dei talenti più interessanti in casa Napoli. Davide Bariti, esterno classe ’91 acquistato il 31 agosto scorso via Vicenza, milita attualmente nell’Avellino. Con gli irpini, in Lega Pro, varie presenze ed una stagione dalle alterne vicende. Per fare il punto della situazione, la redazione di CalcioNapoli24.it ha raggiunto in esclusiva il giocatore tramite gli inviati Gianluca Vitale e Pasquale Cacciola.

Come stai vivendo questa tua seconda avventura in Campania? Hai esordito in maglia verde con una bella vittoria a Carrara, poi solo qualche sporadica apparizione, nonostante le buone prove nel derby contro il Benevento e a Pisa, dove peraltro hai segnato.

“Dopo l’esperienza a Napoli sono arrivato qui con le idee chiare e non ho avuto grossi problemi di ambientamento. Mi aspettavo qualcosa in più a livello personale, ma mi ritengo soddisfatto per l’andamento generale della squadra. Sono sempre entrato in campo, è vero, però immaginavo di essere considerato titolare e così non è stato”.

Per l’Avellino hai declinato numerose proposte interessanti. Ne sa qualcosa Bigon, che vanta ottimi rapporti con la dirigenza e si è impegnato in prima persona per trovare una sistemazione che ti fosse gradita.

“I legami di amicizia tra i due Ds hanno sicuramente agevolato la trattativa. Sin da subito è sembrata una buona soluzione sia a me sia al mio agente, Giorgio De Giorgis. Ho scelto Avellino con convinzione e non me ne pento affatto”.

Nonostante la rivalità storica tra napoletani ed avellinesi, in poco tempo tu ed Izzo siete diventati degli idoli per i tifosi. Che differenza avverti tra le due piazze? Com’è stato passare dal tepore di Napoli al clima rigido di Avellino?

“Armando è ‘lupo’ già da un anno ed ha avuto più tempo di me per imporsi. Ha iniziato un po’ in sordina, ora è un pilastro inamovibile. Ha conquistato tutti, aprendo la strada a nuovi arrivi dal Vesuvio. L’astio tra le due tifoserie è comunque superato, sebbene la differenza di clima sia chiaramente notevole. Purtroppo ho vissuto poco i tifosi, ma ho sempre passeggiato tra loro senza affanni. Certo, non sono Lavezzi, ma qui si vive tranquilli. Peccato solo per la pioggia…”.

Appena partito, hai subito rischiato che El Kaddouri di ‘rubasse’ la maglia: voleva la numero 7,  che era però di Cavani, e vagliò allora l’ipotesi della 77 che avevi lasciato vacante, ma per tua fortuna virò sulla 13. Conti di riprenderla a breve? Magari, chissà, già nella prossima estate…

“Sarebbe fantastico indossare di nuovo i colori del Napoli”.

E se il Direttore ti chiamasse domani e dicesse: «A fine stagione torni qui, ma solo come rincalzo»?

“Senza dubbio valuterei la cosa. Giocare è sempre un bene, ma poter militare in una panchina come quella del Napoli sarebbe un’occasione unica. Allenandoti con mostri sacri come Pandev e Cavani puoi solo migliorare”.

Dunque il tuo obiettivo è continuare a far bene ad Avellino per guadagnarti una nuova chance in azzurro…

“Certo, è il sogno di tutti. Parliamo di un grande club, tra i più importanti d’Italia e non solo”.

Sappiamo che diverse squadre di B hanno iniziato a seguirti. Prenderesti in considerazione l’eventualità di trasferirti nuovamente altrove o, potendo scegliere, rimarresti ad Avellino?

“Spero di salire di categoria con gli irpini. Ormai mi sono ambientato e resterei volentieri. Detto ciò, ho sentito più volte Bigon ed abbiamo discusso del mio rendimento e del futuro. Si aspettava che fossi più incisivo, vedremo cosa verrà deciso allo scadere del prestito”.

Ci sarebbe innanzitutto da convincere Mazzarri. Si dice sia un po’ ‘burbero’ e restio ai nuovi innesti…

“Sono mistificazioni dei giornali, un tabù che ci terrei a sfatare. In fondo è normale che i giovani abbiano bisogno di tempo per inserirsi ed essere considerati alla stregua degli altri. Il mister si affida a gente esperta, è vero, ma Insigne è la prova che punta su tutti. Tatticamente è fortissimo, ha una competenza unica nel preparare le partite. Con lui si matura sia dal punto di vista caratteriale che tecnico”.

Il mister ama particolarmente gli esterni duttili e tu, come Zuniga, hai dimostrato di saper giocare indifferentemente su entrambe le fasce, nonché, all’occorrenza, anche da interno. Qualora non rinnovasse, Camilo potrebbe andar via ed aprirti indirettamente uno spiraglio…

“Me lo auguro. Non che vada via, sia chiaro (ride, ndr), ma di ritagliarmi un po’ di spazio senz’altro. Spero vivamente che Camilo resti perché tecnicamente è fortissimo. Per quanto riguarda il mio ruolo, ho sempre fatto l’esterno, ma qui ad Avellino, in più occasioni, sono stato provato da mezzala destra o sinistra. Col nuovo modulo mi sto adattando: sono passato dal 4-4-2 al 4-3-1-2 senza troppi problemi”.

Non ti spaventa la folta concorrenza con giocatori affermati come Maggio, Mesto ed Armero?

“Ho un solo obiettivo: proseguire per la mia strada. So che non sarà facile rientrare da protagonista, ma farò del mio meglio per chiudere bene qui ad Avellino e ripropormi in azzurro l’anno prossimo a prescindere”.

Che ricordo conservi dell’esperienza di Dimaro?

“Senza dubbio la fase più esaltante della mia carriera. Ero già del Napoli ma la chiamata per il ritiro arrivò del tutto inaspettata. Fu bellissimo ritrovarsi gomito a gomito con tanti campioni e vivere da vicino la passione dei tifosi partenopei”.

Forse un po’ meno bella quando dal campo si passava al fiume gelido a fine seduta…

“Mai più mi sono immerso in un’acqua così fredda (ride, ndr). In realtà, più che un’idea di Pondrelli o di Mazzarri, era proprio una scelta di noi giocatori per tonificarci: che masochisti!”.

Chi è il compagno che ti ha colpito di più dal punto di vista calcistico e umano?

“Senza dubbio Cavani. L’ho conosciuto più in là per via degli impegni con la Nazionale, ma ho capito subito che è una spanna sugli altri sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, caratteriale. Mi piacciono tantissimo anche Goran (Pandev) e Marek (Hamsik). Mi son trovato benissimo con tutti: davvero dei ragazzi disponibilissimi. Ad esempio Christian (Maggio), specie a Castel Volturno, mi ha dato molti consigli. Sempre gentile, mi aiutava a capire i movimenti chiesti dal mister e quali errore evitare”.

Zuniga è un po’ l’anima dello spogliatoio. Sul suo conto si raccontano tante ‘leggende’: dalla musica a tutto volume, agli scherzi con Grava dentro e fuori dal campo. Ne ricordi qualcuno in particolare?

“Camilo è un elemento importante perché trasmette gioiosità. Aiuta a sdrammatizzare e fare gruppo. In campo parlavamo poco ma ho grande considerazione di lui. Ne combinava davvero di tutti colori, forse è meglio non entrare nei dettagli (ride, ndr)”.

‘Maledizione ritiro’: Bariti, Fernandez, Vitale, Vargas… far bene a Dimaro non vi è valsa la conferma. Come te lo spieghi?

“Difficile dirlo. Spesso nel precampionato si rende di più e si finisce col creare delle aspettative non facili da soddisfare. Fede (Fernandez), ad esempio, era partito benissimo, poi qualcosa è cambiato. Stesso dicasi per Andrea (Dossena), tra i più in forma, Salvatore (Aronica) e Gigi (Vitale). Il discorso di Edu (Vargas) è invece un po’ diverso. Ragazzo timido, ha delle doti importanti, però, per qualche motivo, ha incontrato delle difficoltà ad esprimersi nel campionato italiano”.

Per contro, Insigne si è adattato prestissimo alla Serie A dimostrando, in più occasioni, di saper essere decisivo.

“Conosco Lorenzo da molto tempo (ci siamo sfidati in serie B ed allenati insieme nelle nazionali giovanili), quindi ero già consapevole della sua forza. Avrei scommesso su di lui già in passato. Un po’ meno sul suo italiano: complicato comunicare in dialetto (ride, ndr)”.

In Under 20 anche con Regini dell’Empoli e in U21 di Ferrara con Bardi e Gabbiadini, tutti giocatori accostati al Napoli. Secondo te, sono già pronti per una grande piazza?

“Sono molto bravi, e lo dimostra il fatto che stiano facendo così bene nonostante la giovane età. Sarebbero degli investimenti sicuri. Li terrei d’occhio per il futuro”.

Tornando al passato, che impressione hai avuto di Novothny? In Trentino avete condiviso parecchie sessioni di allenamento: tu sulla fascia, lui al centro a tagliare per provare gli inserimenti sui tuoi assist.

“Allora non lo conoscevo e fui sorpreso dal ritrovarmi di fronte un ragazzino di quella stazza. Di certo deve crescere sotto vari aspetti, ma fisicamente è impressionante e non a caso con la Primavera fa la differenza”.

Sorpreso dal mancato rinnovo di Campagnaro? In fondo ha sempre goduto della fiducia dello staff tecnico e da anni è uno dei beniamini dei tifosi.

“Hugo è un professionista irreprensibile, molto amato da tutti. Si fa fatica a immaginare la difesa senza un giocatore della sua portata”.

18 luglio 2012. Un Bariti scatenato sul palco di Dimaro canta “Non succederà più”. Sembravi De Sanctis: il successo di Claudia Mori è un po’ il suo motto…

“Un ricordo bellissimo. Lo speaker si è avvicinato e mi son subito lanciato. Non chiedetemi come nacque la cosa perché fu tutta improvvisazione. Morgan era assente, così mi ritrovai involontariamente a farne le ‘veci’ in modo molto simpatico e naturale”.

Quella stessa sera, De Laurentiis lanciò un messaggio chiaro ed ambizioso: «Il Napoli ambisce al primo o al secondo posto». Ma cosa pensava, a riguardo, la squadra? Ci credeva davvero o si trattò di una delle uscite ‘ad effetto’ cui ci ha abituato il Presidente?

“Chi più, chi meno, eravamo sicuri di poter disputare un campionato da vertice. Specie pensando ad una Juventus impegnata in Champions. D’altronde, per buona parte del girone di ritorno il primo posto è stato obiettivamente alla nostra portata, dunque era obbligatorio crederci. Ora le cose sono un po’ cambiate e la lotta si è fatta durissima. Come dice anche Mazzarri, i bianconeri hanno sei punti in più rispetto all’anno scorso, quando hanno stravinto lo Scudetto; ciò dà un’idea della grande stagione che sta disputando lo stesso Napoli”.

Domenica prossima c’è il Milan al San Siro. Che partita ti aspetti?
“Difficilissima per entrambi. I rossoneri, seppur privi di Balotelli, cercheranno subito di segnare, mentre i nostri  faranno il possibile per difendere i quattro punti di vantaggio. Mazzarri vuole assolutamente chiudere al secondo posto per iniziare la prossima stagione senza l’assillo dei preliminari”.

A fine luglio avete affrontato e sconfitto, seppur in amichevole, compagini europee importanti come Bordeaux e Leverkusen. Alla luce di due prestazioni così roboanti, ti aspettavi di più dall’E. League degli azzurri? Cosa è mancato? È stato un problema di mentalità o, a tuo giudizio, di ristrettezza di rosa?

“Nelle gare ufficiali di coppa è tutto diverso, dal modo di giocare all’approccio psicologico. Sinceramente non so cosa non abbia funzionato né sta a me dirlo. Probabilmente cambiare tanti uomini per fare turnover si sarà rivelato controproducente. Ma ci stava, visti gli imminenti impegni in Italia”.

Cosa significa, per chi viene dalla Serie B,  giocare al San Paolo? Contro il Bordeaux (sul finire al posto di Vargas), hai addirittura rischiato di segnare.

“È un’emozione indescrivibile. Arrivare lì e ritrovarti 35 mila persone per un incontro di precampionato ti lascia senza fiato. In tv è un conto, dal vivo è ben diverso. Mette i brividi. Ricordo in particolare l’amichevole contro i tedeschi. La prima volta qui  non si scorda mai…”.

Catapultato da Vicenza a Napoli, poi Dimaro e subito in volo per Pechino per la Supercoppa: roba da capogiro…

“Da restarci secco. Non riuscivo a crederci. Parlai col Team Manager Santoro e preparai subito i documenti. Fu la settimana più bella della mia vita…”.

Che atmosfera si respirava prima della grande sfida? C’era un clima di tensione, vista anche una certa disabitudine alle ‘finalissime’, o più di esaltazione per la gara contro la rivale storica?

“Avevamo grande voglia di vincere, non si parlava d’altro. Eravamo concentratissimi ma al tempo stesso rilassati. Era il nostro momento. All’inizio la partita si mise per il verso giusto, ma poi sappiamo com’è andata a finire”.

Più demerito del Napoli, ancor oggi troppe volte incapace di gestire agilmente i vantaggi, o più decisivo, in negativo, Mazzoleni col suo arbitraggio?

“Sono tanti i fattori che possono condizionare un incontro. Quella volta andarono tutti a favore della Juve, ribaltando in maniera mostruosa l’inerzia del risultato e facendolo virare in tutt’altra direzione”.

Parlaste con Pandev nello spogliatoio? Ha sempre asserito di essersi rivolto al direttore di gara in Macedone, e quindi di non riuscire a spiegarsi l’espulsione… Questione di ‘malafede’?

“Questo è un bel retroscena. Diciamo che anche a noi ha dato la stessa versione ma personalmente nutro qualche dubbio (ride, ndr). Fatto sta che, se anche gli fosse scappato un «vaffa», l’arbitro poteva tranquillamente sorvolare, trattandosi di una sfida secca e per di più così importante. Insomma, una scelta assurda e senza senso. Peccato per Goran: come potete immaginare, non la prese bene”.

Commenti ‘inter vos’ dopo la partita e la decisione della società di non farvi presenziare alla premiazione? Chi erano i più amareggiati per l’accaduto?

“Tutti avevamo voglia di battere la Juve, ma sicuramente i miei compagni originari di Napoli sentirono particolarmente la tensione di quella sera. Qualcuno di loro, forse, non avrà digerito alcune decisioni, ma ormai è acqua passata. Non ci pensiamo più. È meglio…”.

Fonte: Gianluca Vitale e Pasquale Cacciola per CalcioNapoli24.

La Redazione.

D.G.

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