Luigi De Laurentiis ha rilasciato al Corriere dello Sport alcune dichiarazioni:
“Il sindaco Decaro ha chiamato improvvisamente mio padre, mio padre ha chiamato me. Un bel trenino. La città è importante e noi da un po’ cercavamo un’altra squadra da acquisire. Ai primi dell’agosto 2018 mi sono ritrovato con il lavoro che mi esplodeva tra le mani. C’era da mettere in piedi una squadra intera, in poche settimane. Per fortuna l’inizio del campionato è slittato. Allo stadio abbiamo dovuto portare gli asciugamani, le panchine nuove. E assicurarci che le docce funzionassero”.
Chiaro che si parla poi di Napoli: “Con due squadre in famiglia si moltiplicano le opportunità di sviluppo e si può rendere più virtuosa la gestione. Il calcio è intrattenimento, si paga il biglietto come al cinema. Non essere tifosi di calcio è stato un punto di forza. Si mantiene la testa fredda nel prendere decisioni. Fare debiti non è mai stato nella cultura della mia famiglia. La passione? Quella dopo quindici anni viene per forza. A me al Bari ne è bastato uno. Ho vissuto l’inizio difficile di questa stagione con un’intensità che nel campionato precedente non avevo mai avvertito. Sarà perché siamo stati sempre in testa. Ora è tutto un altro stress e la Serie C è molto più complicata”.
E sul futuro dei galletti: “Stiamo costruendo e il Bari è un brand. C’è l’immagine e c’è il successo sportivo, ma anche i tifosi chiedono che il club abbia la prima oltre che il secondo. Intanto creiamo valore sul territorio, con le academy che raccolgono 2.400 bambini, con 22 scuole calcio affiliate. Stiamo migliorando tutte le aree della società, pian piano rimetteremo in sesto lo stadio insieme con il Comune. E il Bari apparirà come deve apparire.”
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