Il Barcellona dal 2008 al 2020 è stata la squadra che ha più impressionato il mondo per prestazioni e risultati. Al di là delle tre Champions League vinte da Zidane sulla panchina del rivali del Real Madrid, il Barça ha vissuto il massimo splendore della sua storia in questi dodici anni, un arco di tempo in cui si è affermato come la squadra migliore di tutti i tempi. Ma le cose cambiano e la vergognosa sconfitta contro il Bayern Monaco di ieri sembra aver messo definitivamente fine a un meraviglioso ciclo.
Solo Messi, per tutta la vita
Da quando Lionel Messi indossa la maglia del Barcellona, i catalani hanno vinto la bellezza di:
- 10 Liga
- 6 Coppe del Re
- 8 Supercoppe di Spagna
- 4 Champions League
- 3 Supercoppe UEFA
- 3 Mondiali per Club
Si parla di un periodo compreso tra il 2005 e il 2019, anche se fino all’arrivo di Pep Guardiola in panchina, il Barça non era considerabile ancora la migliore del mondo. La svolta si ha, appunto, con Guardiola: Messi viene messo al centro di tutto e utilizzato come centravanti, con due esterni al suo fianco. E’ in questo periodo che si vede anche il miglior Pedro Rodriguez di sempre, l’uomo delle finali. Messi è Messi, è tutto ciò che si potrebbe immaginare in un giocatore. Non c’è bisogno di aggiungere altro, certo, ma un allenatore dev’essere bravo a esaltare le qualità dei proprio calciatori e non sempre La Pulce ha incontrato dei Guardiola. Ci sono stati anche i Tata Martino e i Quique Setien, tecnici decisamente non adatti al mondo Barça e infatti hanno vissuto delle esperienze disastrose, per niente aiutati anche dalla dirigenza.
La Cantera abbandonata
Guardiola era portatore di una mentalità che il povero Tito Vilanova ha provato a mandare avanti, ovvero quella di affidarsi a dei giocatori della Cantera. Il posto dove sono nati calcisticamente Piqué, Xavi, Iniesta, Messi, Sergi Roberto, Sergio Busquets, Pedro, Fabregas, Thiago e Rafinha Alcantara. E tanti altri. Tuttavia, a un certo punto si è deciso di non puntare più sui “giovani talenti cresciuti in casa“. C’è stata una crisi. Quelli di sempre hanno dovuto tirare la carretta fino a oggi e i risultati si sono visti nel 2-8 dei quarti di Champions contro il Bayern Monaco. Una sconfitta biblica. Il canto del cigno dei migliori calciatori del mondo, avvenuto contro una squadra che già li aveva distrutti in un clamoroso 0-3 casalingo nel 2013, una ferita rimarginata dall’umiliazione che Messi ha inflitto a Jerome Boateng due anni dopo. Lì c’era Neymar e il suo acquisto e la sua cessione sono stati indicativi per due cose.
Da Neymar in poi è cambiato tutto
Dall’acquisto di Neymar, il Barcellona ha badato più alla forma che alla sostanza. Nel senso che il fatto di spendere tanti soldi per una stella era diventata un’idea accattivante. Insomma, dei “Galactici” c’erano già stati, come Ibra o Sanchez, ma da quel momento è stato diverso. E’ arrivato anche Luis Suarez, e quel trio con Messi e il brasiliano ha iniziato a incantare tutta Europa. Poi, però, la cessione: da quel momento, in sede di mercato i dirigenti del Barça non c’hanno capito un granché. Acquisti a caso, soldi buttati via come fossero niente. Per fare un esempio, sono stati spesi 220 milioni (esclusi bonus) per quattro giocatori: Arda Turan, Dembele, Paulinho, Malcom. Una ricerca spasmodica di dirigenti (tra cui Ariedo Braida) per creare un Barcellona stile Real Madrid, ma i catalani non hanno la cultura Blanca. Avranno invece sempre una base solida di gente che conosce e sa cosa vuol dire rappresentare la Catalogna, più altri calciatori forti e congeniali al gioco di un allenatore che ha il compito di impedire che l’anima della squadra si spenga.
Il ciclo del Barça è finito
Tutto ciò è scomparso piano piano con Bartomeu. Coloro che hanno resistito finora hanno raggiunto un’età avanzata e i sostituti non ci sono o, comunque, non sono ancora nati e il rischio che il Real Madrid continui a vincere la Liga è alto. Il Barça nelle ultime quattro edizioni della Champions ha perso in modo pesantissimo con Juventus (3-0), Roma (3-0), Liverpool (4-0) e Bayern Monaco (2-8). Il canto del cigno è arrivato. La foto di Messi sulle ginocchia durante la partita con i tedeschi è l’emblema del Barcellona che ha finito le sue sette vite.
Nico Bastone
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