Sette giorni fa faceva festa in un ristorante italiano tra Park Avenue e la Lexington in compagnia di Sara Errani e Roberta Vinci, fresche vincitrici degli Us Open a New York. Ieri si è ritrovato con gli azzurri di Davis a brindare alla permanenza in serie A, mangiando una pizza sul lungomare di via Caracciolo. «È un traguardo altrettanto importante che dobbiamo tenerci molto stretto. Non dimentichiamo che abbiamo inseguito il World Group per 11 anni e che se finalmente avremo un sorteggio più fortunato mercoledì a Londra potremmo anche rivedere i quarti di finale o sognare una semifinale». Corrado Barazzutti è sia il capitano di Fed Cup (la nazionale di tennis femminile) che della squadra di Davis.
Barazzutti, anche la vittoria con il Cile non è mica da buttare?
«Non l’ho mai pensato. E non sono neppure deluso dal modo in cui è maturata. L’ho spesso ripetuto che le gare di Davis sono diverse per intensità e pressioni da quelle di un torneo normale: c’è di mezzo la nazione, il patriottismo, la vetrina. Insomma può capitare qualsiasi cosa. E anche qualsiasi accidenti: anche ai miei tempi si vinceva e si perdeva contro qualsiasi avversario».
Però neppure lei si sarebbe mai aspettato il ko del doppio?
«Noi dovevamo battere il Cile. 3-2 o 5-0 sarebbe stato lo stesso per me. È una squadra che deve crescere moltissimo e che spero possa fare ancora grande esperienza internazionale. Ma io sono molto fiducioso per il futuro».
Seppi sentiva l’importanza della sfida quasi decisiva?
«Credo che prima del match avvertisse un minimo di tensione. Anzi me lo auguro perché era anche giusto».
Cosa manca alla squadra di Davis per divenire vincente come quella di Fed Cup?
«Un’impresa che dia coraggio e consapevolezza del proprio valore. Come quella del 2007 in Francia da parte delle azzurre».
In quella squadra, però, giocavano Schiavone, Pennetta, Vinci ed Errani.
«Anche questo è vero. Ma anche i miei azzurri hanno i numeri tecnici per poter scalare le classifiche e vincere tornei importanti».
La gente di Napoli non vi ha abbandonato per un solo istante, neppure nei tanti passaggi a vuoto?
«È stato stupendo. Un calore unico e anche una correttezza nel comportamento che in molte altre città dovrebbero imparare. Hanno applaudito e fischiato: in certi momenti sembrava il San Paolo in miniatura. Ed è stato anche divertente quando prendevano in giro le lamentele dei cileni paragonandoli ai comportamenti della Juventus».
Un po’ piagnucoloni, vero?
«Fa parte anche questo del gioco e della Coppa Davis».
Cosa l’ha divertita di più?
«Quando la gente urlava a Bolelli di vincere in due set perché c’era il Napoli che stava per iniziare la partita».
Che lei ha visto in televisione?
«Ero interessato. La mia squadra del cuore sono i grigi dell’Alessandria. Ma sono moderatamente tifoso della Lazio che è in vetta alla classifica insieme al Napoli».
Che voto dà a questa tre giorni in riva al mare partenopeo?
«Complessivamente 7 e mezzo. Ma questa è una media: non sarà difficile per voi ripartire il voto giornata per giornata».
Quest’Arena vista Capri vi ha distratto?
«Un luogo fantastico, meraviglioso. Qui tutto ha funzionato al meglio e anche se qualche napoletano mi ha fermato per strada rimproverandomi per aver detto che il lungomare chiuso al traffico è una cosa giusta. Ma lo ripeto ancora una volta: senza auto qui è stupendo».
L’obiettivo per il 2013?
«In chiave Davis chiudiamo un anno comunque positivo. Spero in un sorteggio favorevole mercoledì a Londra: Croazia o Austria, inutile nasconderlo sono gli avversari migliori».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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