Tra Roberto Mancini e Mario Balotelli adesso è finita per davvero. In fondo quanto poteva ancora durare la pazienza di un padre: naturale, adottivo o putativo che sia? «Se fosse mio figlio lo prenderei a calci», ammise un anno fa il tecnico jesino quando scoprì che il suo (ex) pupillo fumava a ripetizione, nonostante i rimproveri dell’allenatore. E a calci, o quasi, stava per andare a finire ieri pomeriggio quando Mancini, dopo un’entrata dura e inutile di Balotelli sul compagno Gael Clichy, lo ha afferrato per il pettorale e ha cercato di prenderlo per il collo. E sarebbe finita male, malissimo, se quelli intorno non fossero intervenuti per allontanare il Bad Boy e per cercare di calmare il furioso Mancio. Che nel frattempo aveva cacciato dal campo Super Mario. Esiliandolo sotto gli occhi di tutti. Compagni e fotografi che, inesorabili, hanno immortalato la sequenza. Ma il tecnico è andato persino oltre: perché non contento ha raggiunto Balotelli nello stanzino dove stava cambiandosi, continuando a urlare e a imprecare.
La pazienza di Mancini è finita per davvero e ora per l’ex interista si spalancano le porte della cessione (ma non al Milan dopo che ieri Silvio Berlusconi ha confermato che non lo prenderà). Nonostante le dichiarazioni di stima e di affetto dello sceicco Mansour, per intenderci il proprietario del City, è rottura totale tra i due italiani. Balo andrà via. A meno che a cambiare aria non sia proprio Mancini.
È un peccato per entrambi. La scommessa dell’allenatore è cominciata tanto tempo fa, all’Inter. Lo pescò tra i giovani e lo portò in prima squadra. Certo, era un fenomeno fin da piccolo. Ma Mancini andò oltre perché disse ai senatori: «Le punizioni, i calci d’angolo, li tira Mario». E non ha mai smesso di difenderlo, di prendere cura di lui.
Ma quella di ieri sembra davvero la scena madre di un rapporto arrivato al capolinea. Mancini sembra dire semplicemente basta in un pomeriggio che somiglia a una piccola tragedia che si consuma improvvisa (ma forse neppure tanto) sul campo di allenamento del City, l’indomani del 3-0 in Premier con lo Stoke City che tiene a galla il sogno di un titolo bis per i Citizens. Balotelli, dopo il tackle assassino sul compagno di squadra, con lo sguardo ha cercato rifugio tra le braccia di chi l’ha sempre accolto. Ma Mancini questa volta invece di aprirle le ha usate come sbarre di un passaggio a livello. Non importa cosa succederà ora, quale multa, punizione, squalifica deciderà il Manchester City. Non cambierebbe la situazione neppure l’indifferenza del club e dello sceicco: se il City decidesse di fare finta di nulla non ci sarebbe comunque ritorno. Roberto Mancini non crede più in Mario Balotelli, nell’attaccante che ha cresciuto all’Inter, che ha aspettato al City, che adesso ha esaurito tutte le opportunità. Ne ha sprecate troppe e quelle urla, quella rissa plateale è il finale.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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