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Balotelli divide. C’è chi lo adora e c’è chi lo attacca

I bambini qui in Polonia adorano Mario Balotelli. Sarà la Premier League vista in televisione, o quell’aria un po’ da bambinone, fatto sta che gli scolari delle elementari e medie di Cracovia, presenti all’allenamento allo Stadio Municipale, mercoledì sera lo hanno invocato dal 1’ all’ultimo minuto. Si era capito subito, quando gli Azzurri erano atterrati a Cracovia, in arrivo da Pisa, freschi di Coverciano: i ragazzini della delegazione di accoglienza, all’aeroporto, avevano intonato il suo nome: “Ma-rio, Ma-rio”. E di Balotelli parlano tutti, nell’ambiente della Nazionale. Solo che Mario non raccoglie sempre lo stesso successo, in termini di consensi verbali. E non sono solo i giornalisti a “pizzicarlo” per i suoi comportamenti dentro e fuori dal campo. Ma pure i compagni di squadra, con cadenza regolare e toni neanche troppo velati. L’ultima stoccata è arrivata da De Rossi, da Casa Azzurri. Segue quelle di Thiago Motta e Marchisio. E la ramanzina di Prandelli.

LE PAROLE DI DE ROSSI — Il centrocampista della Roma ha detto: “Mario un corpo estraneo dentro lo spogliatoio azzurro? Non mi sembra. Lo vedo molto tranquillo. Mario è grandicello, a 22 anni è un ometto, deve prendersi le responsabilità. Al posto suo vorrei essere trattato come gli altri, più grandi, senza un trattamento di riguardo. Io alla sua età giocai il Mondiale del 2006 e nessuno ebbe riguardo per me quando detti quella gomitata, contro gli Usa. Sono cose che formano. Io non sono qui per aiutare lui, ma per provare a vincere l’Europeo. I tabloid inglesi? Non so se sono troppo cattivi con lui, o lui gli dà troppo da mangiare. E’ un campione, per cui se ne parla, poi gioca in Inghilterra e lì ha fatto qualche casino. Qui tanto siamo in albergo, siamo chiusi dentro, non combina nulla”.

THIAGO E MARCHISIO SU BALOTELLI — E su Mario, giorni fa, Thiago Motta aveva detto: “Mi fa arrabbiare anche adesso con i suoi scherzi, come in passato all’Inter: Me e i compagni. Ma fuori dal campo è un ragazzo perbene. Abbiamo bisogno di lui, che lavori per la squadra, dimostri responsabilità. Così può fare la differenza, e sono convinto che lo farà. Deve aiutarci soprattutto dentro il campo”. Poi Marchisio, a domanda specifica, aveva riposto: “E’ un talento da proteggere, ma deve capire che le occasioni rischiano di finire”. Insomma, lo spogliatoio ha ben chiaro quanto Mario sia forte, o che possa dare un contributo decisivo, a Euro 2012. Ma gli chiede di crescere, di fare il salto di qualità, di non chiedere aiuto, ma sbrigarsela da solo, senza aiuti o alibi. Da adulto.

PRANDELLI SU BALOTELLI — Il c.t. dopo l’Irlanda era stato chiaro, sembra di ascoltare la stessa lunghezza d’onda. Bastone e carota alternati, lui che Mario lo ha fortemente voluto in azzurro, e da protagonista. “Mario un corpo estraneo alla squadra, perché sta un po’ sulle sue? Lui è così. Ma fondamentalmente è un ragazzo d’oro. Deve fare un salto di qualità per diventare un campione, e deve imparare ad accettare la critica e la panchina, o che la squadra gli chieda qualcosa di più. Il giorno in cui si renderà conto che nessuno gli vuole male, ma che siamo qui per aiutarlo, diventerà un campione”. Mercoledì sera Mario, che non è riuscito a sorridere neanche dopo il gol all’Irlanda, ha sorriso tanto, sereno, di fronte ai bambini polacchi che lo acclamavano. Una bella immagine, che per una volta avrà fatto contenti tutti. Poi dovrà far parlare il campo. Perché il calcio è democratico: questa legge vale per tutti. Anche per chi è baciato in fronte dal talento, come lui. Perché come ha detto Buffon dopo l’Irlanda: “Se Mario trasforma il nervosismo in gol mi va benissimo, anzi…”.

Fonte: Gazzetta dello Sport

La Redazione

G.D.S.

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