Saliranno al Colle tre giorni dopo Mario Monti. L’incarico che il Capo dello Stato affiderà alla Nazionale sarà meno pesante, ma dovrà essere ugualmente rispettato. La squadra che Prandelli ha costruito in questi mesi di lavoro intenso ha una sensibilità diversa da tante altre, un’attenzione maggiore ai problemi che la circondano. Il ct ha ribaltato l’opera di tanti suoi predecessori ed ha portato la Nazionale in mezzo alla gente, ai suoi problemi e alle sue sofferenze. Il mese scorso, l’incontro in carcere con i detenuti di Sollicciano, lunedì il viaggio nella terra della ‘ndrangheta per scuotere l’anima della gente, oggi il saluto di Napolitano nel momento di crisi più profonda del Paese. Come se fosse un segnale di controtendenza, un invito a riprendere il cammino, come l’Italia del pallone risorta dalle ceneri del Mondiale sudafricano. E stasera quel patto che in mattinata il Presidente della Repubblica stringerà col commissario tecnico della Nazionale, trasferendosi dal Quirinale all’Olimpico, dovrà essere certificato davanti all’Uruguay campione d’America. Gli azzurri hanno già battuto la Spagna campione d’Europa e del Mondo, qui a Roma potrebbero rifinire questo tracciato entusiasmante con i campioni americani. Si tratta ufficialmente di amichevoli, ma nella realtà partite così non lo sono mai.
DA MONTI A PRANDELLI – L’incontro al Colle è stato in dubbio fino a ieri mattina. Erano troppi gli impegni del Capo dello Stato in questi giorni per avere certezza fino a poche ore prima, ma quando a Prandelli hanno detto che avrebbe portato la squadra al Colle si è emozionato. «Cosa dirò al Presidente? Niente, ascolterò con grande umiltà il suo discorso» , ha spiegato il ct. Qualcosa di più ha detto Buffon: «Innanzitutto gli dirò “Buongiorno signor presidente”, e poi, “speriamo di risollevarci, sarebbe già una grande vittoria”» .
DA BALOTELLI A CAVANI – Più prosaicamente, la vittoria che chiede Prandelli è all’Olimpico, nella penultima amichevole prima dell’Europeo. Il ct ha definito la partita con l’Uruguay come la più significativa da quando allena la Nazionale. Ha molto da vedere, da verificare, da capire e lo farà contro una squadra potente, ricca di talento e di gioco, una squadra che si esalta con uno dei fenomeni del nostro campionato, Edinson Cavani. E’, per Prandelli, un altro attaccante moderno e per questo appartiene alla stessa categoria di Mario Balotelli. Ci sono quattro anni di differenza, Cavani non ha ancora vinto niente con i club ma è campione d’America con l’Uruguay; Mario ha già in bacheca sei titoli con l’Inter e uno con il Manchester City, ma la Nazionale è diventata sua da appena quattro giorni, dalla bellissima notte di Wroclaw. Sono tracciati diversi, ma il talento è identico.
DALL’OLIMPICO AL SAN PAOLO – E’ un vantaggio per l’Italia che si giochi a Roma. C’era anche Napoli in corsa per ospitare questa partita e, se si fosse giocata al San Paolo, l’Uruguay avrebbe trovato (in)attesi tifosi, come accadde in una indimenticabile Italia-Argentina del Mondiale del ‘90. Edinson non è Diego, ma il sentimento dei napoletani è forte. In ogni caso, la sfida Balotelli-Cavani di stasera è solo un anticipo di quello di martedì prossimo che si giocherà, questo sì, al San Paolo. Dall’Uruguay al Napoli, dall’Italia al Manchester, oggi è Cavani lo straniero, martedì lo sarà Mario, ruoli e scenari diversi, dimensione identica. Napoli-Manchester City è lo spareggio che decide la qualificazione agli ottavi di Champions League e sarà anche la conclusione di un duello fantastico, fra i più forti attaccanti moderni d’Europa.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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