ncuranti degli sbalzi dello spread, dei quattordicimila sfollati in Emilia o del torrido Scipione, i venti milioni di italiani che lunedì sera si sono piazzati davanti alla tv per vedere gli azzurri sembrano avere in testa un solo pensiero: ma con chi ce l’aveva Balotelli? Prandelli, uno dei principali indiziati della rabbia inesplosa del Bad Boy, per merito (colpa?) di Bonucci, se la cava con una battuta: «Non lo so, appena posso glielo chiedo…». All’inizio dell’allenamento, ieri pomeriggio, Prandelli, palesemente a uso e consumo di cronisti e telecamere, ha chiamato Mario in mezzo al campo e ha parlato con lui per una manciata di minuti. «Mi ha assicurato che non ce l’aveva con me». Chiacchierata-confessione di Super Mario anche con il vice presidente federale Albertini, a seguire.
Ma, insomma, con chi ce l’aveva? Con tutti e con nessuno, come da sempre gli suggerisce il suo caratterino. Al di là del destinario dei vaffa (in inglese), resta un dato: Balotelli come fa, sbaglia. Non segna? È un sopravvalutato. Segna? Sì, ma non esulta. Why always Mario?, verrebbe da chiedersi. Lui, è vero, non fa nulla per suscitare simpatia, se non nei bambini che lo vedono come un cartone animato vivente, ma nessuno gli perdona niente. Va in giro per Cracovia con una ragazza nel pomeriggio libero? Non si fa, non sta bene… Se la stessa cosa, però, la fa uno dei senatori della Nazionale, tutto a posto.
L’importante è non fargli mancare il predicozzo quotidiano. E Prandelli, ovviamente, non si tira indietro. Ma non è solo, il ct. Tutti si sentono in diritto di dare giudizi o di istruirlo. Il dubbio che Balotelli nel gruppo sia una specie di sopportato c’è, ed è pure grosso. Del resto, qui in Polonia non c’è stato un solo compagno che si sia schierato apertamente dalla sua parte: Cassano l’ha bocciato anche in chiave Milan (ieri Antonio è tornato sulla polemica gay: «Non volevo offendere nessuno»), Marchisio gli ha ricordato che tutto nella vita ha una scadenza, quindi anche la possibilità di diventare un bravo giocatore. E Mario, che a Poznan si era appiccicato con Pirlo per tirare una punizione, ieri non si è negato neppure un rude faccia a faccia con Nocerino, durante l’allenamento. L’unico che continua a non parlarne malissimo è Prandelli, che è pagato (anche) per questo. Intanto, però, il ct l’ha messo fuori squadra e chissà se lo farà giocare domenica a Kiev. L’Italia continua a far gol (tre su quattro, qui in Polonia) solo su palla inattiva, Mario segna soltanto quando non c’è Cassano (e viceversa) e per tenere fuori uno come lui, vista anche la concorrenza, ci vuole coraggio. «Io l’ho avuto a farlo entrare contro l’Irlanda», sottolinea Prandelli. Tutti hanno ragione, insomma. Solo Balotelli non ce l’ha. Per avercela, non gli resta che fare ciò che meglio gli riesce nella sua strana vita, cioè i gol. Se non ci riuscirà, e magari per questo l’Italia non arriverà lontano, la colpa del fallimento sarà sua. L’importante, in certi casi, è trovare il colpevole. E se di mezzo c’è un cattivo ragazzo tutto è più facile. O più comodo.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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