Era stato Rino Marchesi a volere fortemente l’acquisto di Salvatore Bagni, il guerriero di Correggio classe 1956 che l’allenatore lombardo all’Inter aveva trasformato da prolifico attaccante in mediano-motore dell’Inter. Molto aveva faticato il buon Marchesi a convincere il calciatore che Napoli era la scelta giusta che si sarebbe poi espressa al massimo perché Antonio Juliano stava per regalare il già campione dei campioni, al secolo Diego Armando Maradona.
Un acquisto tormentato, Salvatore rischiò più volte di mandare all’aria la trattativa, ci era quasi riuscito quando si fece, finalmente, convincere dalle pressioni «nazionali» molto sollecitate dall’eterno Carlo De Gaudio, a sua volta mandato in campo da Ferlaino, con la collaborazione dei poteri forti della Federcalcio. Valse, per tutte, la minaccia: onorare l’accordo col Napoli o dire ciao ciao alla nazionale olimpica. Dal Carpi (serie D, quarta serie) al Perugia che, costruito da Ramaccioni e Castagner aveva sorpreso il calcio italiano a forza di bel gioco e successi. Dopo quattro splendidi anni in Umbria lo prende l’Inter, e in nerazzurro fatica tre anni conquistando la Nazionale finché non entra nei piani del Napoli. Marchesi si ritrovò, così, più che accontentato. Ma il campionato, nonostante i rinforzi consistenti e di qualità – oltre a Maradona e Bagni una citazione, almeno, per Daniel Bertoni – si rivela impietoso, la squadra finisce all’ottavo posto alternando prove dignitose ad altre, troppo, inconsistenti.
Cambia la musica, la stagione ’85-’86, allenatore Ottavio Bianchi, tenace mediano di un altro Napoli, è musica da preludio per quella successiva, la magica dello scudetto dei sogni antichi, Bagni spinge e lotta come non mai, al servizio del team che lì davanti non è mai stato così fulminante: Maradona-Giordano-Carnevale: inimitabili! Alla regìa c’è Romano, mente e tocchi e lanci, metronomo di quelli che bisognerebbe portarli sempre in cattedra. Come fare a dividere in parti uguali quel primo scudetto? Quanta parte bisognerebbe assegnare al guerriero di Correggio senza macchia e senza paura? All’atleta che non disdegnava il corpo a corpo e arrivava a rispondere alle provocazioni (e ai lanci di oggetti) dei tifosi, come fece all’Olimpico, mostrando…l’ombrello? Lo stesso che aveva mostrato all’allenatore del Real Madrid, Leo Bennaker, in Coppa dei campioni, sempre per rispondere ad altre provocazioni. Poi la quarta stagione napoletana, lo scudetto buttato al vento nelle ultime cinque partite, la cosiddetta rivolta dei quattro, e Bagni tutto cuore c’era. Ultimi calci ad Avellino. Ma il ricordo resta indelebile: dove un altro Bagni?
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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