In vent’anni, da che era soltanto un appassionato del calcio straniero, Salvatore ha saputo diventare un esperto professionista di prima linea, sempre affidabile soprattutto quando si tratta di navigare nel calcio del Centro e del Sud dell’America, ma non soltanto. Come opinionista, poi, non si risparmia e qui il canale non fa mai la differenza. Il Napoli? Sempre nel cuore, dice quasi come premessa il miglior amico (o fratello?) di Maradona. Dopo aver detto no alla proposta di transazione arrivatagli dal Bologna, che lo liquidò in un baleno quando cambiò la proprietà del club e ora è chiamato in giudizio per qualcosa come un milione e mezzo di euro, Salvatore e consorte stanno per raggiungere proprio Diego negli Emirati, faranno Natale insieme.
Vediamo di stabilire un punto di partenza: chi ti somiglia di più nel Napoli di oggi?
«Penso immediatamente a Gargano, cioè a uno che lotta e si sacrifica sempre, uno che si fa sentire. È fortissimo nella fase difensiva, prova a conteggiare quanti palloni recupera. Per un centrocampista non è facile avere le due fasi, la difensiva pura e quella propositiva. Io ero favorito dal fatto che fino a quando Marchesi non mi cambiò… pelle avevo sempre fatto l’attaccante e segnato anche parecchio, avevo il piede allenato anche per l’assist, quando mi proponevo in avanti qualche volta mi procuravo anche qualche rigore. E poi c’è che era un altro calcio».
Come era, come è, diciamo del Napoli a centrocampo, la tua opinione?
«Il Napoli l’anno scorso aveva due centrocampisti di rottura, Gargano e Pazienza. Quest’anno aveva puntato sul duo Inler-Dzemaili ma Gargano si è riguadagnato la posizione non soltanto per l’indisponibilità momentanea di Dzemaili ma a forza di prestazioni super, il tutto va a suo esclusivo onore».
Ai tempi del tuo Napoli in mezzo al campo orchestrava Romano…
«Oggi c’è un altro ottimo regista che si chiama Inler, l’uomo d’ordine che deve dettare i tempi. Ma, ai miei tempi, alle spalle di Romano non dimenticherei quello che dava Nando De Napoli, umile, generoso e tecnicamente eccellente come pochi, non a caso 54 volte nazionale. Ripeto, il calcio è cambiato e di molto, allora si marcava a uomo anche a centrocampo e chi doveva marcare doveva essere sempre al massimo. Oggi sono i reparti che si muovono in sintonia, un bel vantaggio per gli attaccanti. Pensa a quanti gol avrebbero fatto senza la marcatura stretta calciatori come Careca, Giordano, Maradona, Carnevale? I difensori di quei tempi facevano molti falli e raramente venivano fermati, oggi dopo un primo fallo al secondo vieni ammonito. Anche qui è la differenza».
Il Napoli ha fatto grandi cose in Coppacampioni, e ora?
«Il sorteggio non è stato proprio infame. Il Chelsea è una corazzata ma non è il Barcellona e nemmeno il Real Madrid. Ha grandi campioni e qualche giovane che promette molto, anzi moltissimo. Ma il Napoli può affrontarlo come ha fatto con la squadra di Mancini, ad armi pari. Può giocarsela alla grande, ha abbondantemente dimostrato di essere competitivo e anche di più nel cosiddetto girone della morte. Scusami se mi cito addosso ma avevo previsto che gli azzurri si sarebbero comportati bene quando in pochi scommettevano sul Napoli capace di passare il girone».
E in campionato? Udinese, Juventus, Milan, Lazio così lontane…
«Il Napoli ha due mesi per dimenticare la Champions e rifarsi in campionato con la massima intensità per riportarsi in alto e puntare a guadagnarsi un posto anche nella prossima Coppa dei campioni in modo da dare continuità al suo progetto europeo: Penso che ce la farà. Anzi, sai che cosa ti dico? Accendo subito la scommessa. desidero fare gli auguri a Napoli e a tutti i napoletani, semplicemente adorabili».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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