L’analisi di Adriano Bacconi:
“Vorrei mettere in discussione la difesa a 3 del Napoli, colpevole di non trovare mai i sincronismi giusti di fronte ad un Genoa schierato con una sola punta, Immobile, e tanti centrocampisti. Mazzarri chiede a Maggio di stare alto e di andare ad affrontare Moretti, il terzino avversario, in prima battuta. Sull’esterno alto di sinistra esce, quindi, Campagnaro con conseguenze che andrebbero previste a monte. Invece, gli atteggiamenti sembrano abbastanza improvvisati. Quando Immobile si porta a spasso Cannavaro, sono sempre troppo larghi Gamberini e Dossena per scalare centralmente coi tempi giusti. Si creano delle voragini non compensate dai mediani Dzemaili e Behrami che si rifiutano di rincorrere in area Bertolacci e Kucka.
Così, in un primo tempo dominato dal Napoli il Genoa non solo si ritrova in vantaggio, ma produce altre nitide palle gol. La prima al 15′ dopo che si erano viste solo manovre, anche ben congegnate, nell’altra metà campo. Dossena e Gamberini escono (perchè in due?) su Jankovic che scodella dalla trequarti sull’out opposto. Antonelli si accentra per il tiro al volo seguito blandamente da Campagnaro. Sul suo liscio Immobile è lesto (ma libero) e ne approfitta tirando in demi volèe. La palla sfiora il palo con De Sanctis paralizzato. La situazione si ripropone identica al 23′. Solito cross telefonato di Jankovic sul secondo palo. Campagnaro questa volta anticipa Antonelli ma rimette maldestramente al limite dell’area dove Bertolacci può calciare indisturbato. Cannavaro si immola per ribatterne la conclusione. Immobile raccoglie, ringrazia e mette dentro.
Lo svantaggio acuisce il problema tattico. Il Napoli si butta avanti con generosità prestando il fianco al contropiede del Genoa che scatta puntale al 29′. Maggio e Campagnaro appoggiano l’azione di Pandev che perde palla sulla spallata di Antonelli, Bertolacci lancia subito Immobile, scatenato, che punta Cannavaro e tira due volte di fila mettendo in affanno De Sanctis.
Il rischia, a causa dei suoi sbandamenti difensivi, il ko tecnico al 34′. Giro palla del Genoa sulla mediana, la palla arriva a Moretti, esce su di lui Maggio. Campagnaro è largo a destra incollato ad Antonelli. Palla dentro per Immobile che viene incontro risucchiando Cannavaro. Alle sue spalle si butta Bertolacci, mollato da Dzemaili. Gamberini e Dossena sono a farfalle sull’out opposto. Tiro secco di prima intenzione, De Sanctis vola e devia con la punta delle dita sulla traversa, poi Jankovic sbaglia in malo modo il tap-in.
Mazzarri si ravvede solo al 6′ del secondo tempo quando fa il cambio che inverte l’andamento della gara. Dentro Mesto fuori Campagnaro. Maggio si abbassa formando una linea difensiva a 4. Nel primo tempo Insigne aveva già preso il posto dell’infortunato Pandev e poco dopo entrerà anche Inler nel ruolo di metodista. Si transita così dal 4-2-3-1 per approdare presto ad un 4-3-3 classico.
Il Napoli subisce ancora un gol, sul solito asse Immobile-Bertolacci, per distrazione collettiva su fallo laterale da sinistra, ma con questo disegno tattico c’è maggior compattezza. La squadra aggredisce e riparte meglio, sfruttando un Hamsik a tutto campo, un Insigne che può scegliere se stare largo o tagliare dentro e un Cavani più vicino alla porta avversaria. Soprattutto però la fase di non possesso ha così un’altra efficacia. In attacco Mesto, Cavani e Insigne sono pronti ad aggredire in avanti gli avversari invece di rincorrerli all’indietro come nel primo tempo. In difesa c’è più attenzione alla coperture preventive. La linea a 4 consente di avere Gamberini più vicino a Cannavaro con Dossena pronto a scalare basso. Sono indizi di cui Mazzarri non potrà non tener conto in futuro. Il 4-3-3 potrebbe essere qualcosa in più di una soluzione da adottare solo in caso di emergenza? Se gli avversari giocano con una sola punta vera e aspettano il Napoli infoltendo il centrocampo con tanti elementi pronti a ripartire che senso ha giocare con tre difensori che poi sono costretti ad andare fuori zona”?
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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