Cento di questi gol: e però ne manca uno, l’ultimo scatto per brindare ad un 2014 denso (egualmente) d’emozioni, per riviverlo attraverso l’estasi del calcio. Cento volte Napoli e però resta da fare un altro piccolo sforzo, per non rimanere – come dire? – delusi da se stesso, da quell’effetto che la magia d’una tripla cifra che trascina tra le elette: perché il football è la gioia e cosa più d’un gol.
IL RE. Ventidue volte Higuain, mettendoci il piedino (soprattutto quello) quando serve, spalmandosi nell’anno solare per ciò che ha potuto, avvcinandosi al Mondiale (ahia che delusione la finale) in maniera prepotente, evitando di tirarsi indietro e anzi guardando sempre oltre, perché el Pipita è al di là.
CHE ALI. Ma le sorprese, si fa per dire, sono Callejon e Mertens, in due ne hanno fatti trentatré, e vabbé che poi hanno rallentato, perché è fisiologico, ma ciò che è accaduto da gennaio a maggio rincuora il belga (che da gennaio e fino a maggio ne ha fatti quattordici) e riconferma la tendenza dello spagnolo, per ora in affanno ma sostanzialmente in linea con la propria tendenza.
I GRAFFI. Che restano sono quelli di Lorenzo Insigne: li porta adesso nell’anima, perché l’infortunio pesa, però quando il gioco si fece duro, all’Olimpico, in una serata divenuta tragica, con quel clima fuori dal campo che disorientò, lui si mise a giocare come sa fare, siglò la doppietta ch’è valsa poi la Coppa Italia, assieme al sigillo di Mertens.
RECORD. E già ne sono stati centoquattro nel corso della stagione ormai in archivio, un primato ormai certificato, una prolificità senza precedenti, una esagerazione verrebbe da sottolineare; però poi ribadire che in quel 4-2-3-1 c’è una vocazione da assecondare, stracciando la concorrenza di chiunque e toccando cento gol nel corso dei 365 giorni, beh, darebbe ulteriore spessore al progetto tecnico e tattico, alla sua evoluzione, alla sua applicazione.
LO SPOT DEL CIBALI. Il Napoli che corre in avanti sa cosa fare, come farlo, quando farlo: poi ci sono gli avversari ed anche i periodi di difficoltà umanissima, c’è la vulnerabilità dell’essere umano ma – su tutti – c’è questa capacità di arrampicarsi, per il momento, a novantanove reti, ch’è un traguardo, non semplicemente uno stato esistenziale arricchito anche da prodezze non catalogabili e né prevedibili, come la rete capolavoro di Henrique che a Catania, tanto per citarne uno a caso, si «traveste» quasi da Van Basten e segna in maniera vagamente riconducibile all’olandese.
LA SORPRESA. State attenti, perché ogni settantuno minuti Duvan Zapata si inventa qualcosa: stavolta viaggia così, ma già ad inizio 2014 non conosceva andature lente. Ne ha fatti complessivamente undici, da Capodanno e gli resta solo una macchia, la Coppa Italia, dove è rimasto in bianco: Doha è un’evoluzione di quella manifestazione, ma anche della specie – del Napoli – che resta in via di espansione. Perché, si sa, si dice sempre così: vento di questi gol…
Fonte: Corriere dello Sport
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