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Avversario Champions: Chelsea di misura, con lo Stoke finisce 1-0

Ospiti in dieci dal 27' del primo tempo

Chi si aspettava un Chelsea arrembante e affamato di vittoria, è rimasto fortemente deluso. I “blues” non vanno oltre l’1-0 contro i modesti avversari dello Stoke City. Dopo il cambio d’allenatore, con Villas Boas che ha passato i testimone all’italiano Roberto Di Matteo, si attendeva qualcosa in più da una squadra che è quinta in classifica a tre lunghezze dell’Arsenal e dalla zona Champions. Si passa dal 4-3-3 in linea di Villas Boas, ad un 4-2-3-1 con il solo Drogba di punta. Rientravano i senatori nei rispettivi reparti, e quindi John Terry in difesa al fianco di Cahill e Frank Lampard in cabina di regia con Mikel e Meireles a completare la mediana e Ramirez e Kalou a supporto dell’ivoriano. Ampio turn – over iniziale di Di Matteo che tiene in panchina David Luiz, Sturridge  e Mata, che subentreranno tuttavia nel corso del match. I padroni di casa partono forti e rischiano di passare in vantaggio dopo pochi secondi con un autogol di Shawcross ed un colpo di testa di Ivanovic di poco alto. Sembra facile ma non è così: lo Stoke è arroccato nella propria meta campo ed il Chelsea non riesce a perforare la difesa; pertanto le conclusioni da lontano di Chaill e Meireiles appaiono piuttosto velleitarie. Gli uomini di Di Matteo attuano un possesso palla prolungato per allargare le maglie difensive, sembra dunque un Chelsea diverso, capace d’ infilzare l’avversario in qualsiasi momento: nel loro momento migliore, i blues rischiano di subire il gol in contropiede con Walters, ma il suo tiro sbatte sulla schiena di Cahill. Al25’ l’episodi oche segna il match: Fuller decide di assestare una tacchettata del tutto volontaria sulla coscia di Ivanovic; espulsione diretta per il jamaicano che lascia la propria squadra in dieci uomini e consegna le chiavi del match al Chelsea. Tuttavia, forti dell’uomo in più, gli “oligarchi” non riescono a trovare la via del gol e sbattono ripetutamente sul muro difensivo dei “Potters”. Di Matteo prova ad inserire Mata per Meireles ma la musica non cambia e le manovre offensive appaiono troppo lente e farraginose. Ivanovic, il più pericoloso dei suoi, colpisce una traversa e sembra che la partita non voglia sbloccarsi: le continue manovre offensive londinesi non vengono finalizzate né da Drogba, molto in ombra, né da Kalou, totalmente evanescente. La ripresa si apre eseguendo lo stesso copione del primo tempo: Chlesea che fa la partita e lo Stoke che difende il prezioso punto; David Luiz rileva il migliore dei suoi, Ivanovic,  e Mata si abbassa in cabina di regia favorendo le scorribande di Lampard. Il cambio tattico non porta i risultati sperati, anzi, sembra ritornato il Chelsea inconcludente di Villas Boas, che con manovre lente, permette allo Stoke di schierarsi dietro la linea della palla. Il gioco è prevalentemente nella meta campo dei Potters, ma gli attacchi blues sono disordinati: deve pensarci Mata con una giocata vincente, a mettere Drogba in condizione di segnare scartando il portiere Begovic. 1-0 e partita conclusa? Tutt’altro. Il Chelsea rischia addirittura di subire gol in contropiede per ben due volte ma né Jerome  e né Jones, valgono un quarto di Cavani o Lavezzi. La discontinuità del Chelsea può far sorridere Mazzarri e i tifosi azzurri; tuttavia l’eccessiva fiducia potrebbe risultare deleteria. È vero che il Chelsea gioca alto e le ripartenze azzurre potranno essere letali, ma è anche vero che quando sono in proiezione offensiva sono uno schiacciasassi. Impattare per 70’ contro il muro difensivo del mediocre Stoke può far sorridere Mazzarri ed i tifosi azzurri, ma l’eccessiva fiducia nell’abulicità dell’attacco londinese, deve essere totalmente scongiurata, tenendo conto dei gol patiti contro il Cagliari. Vero che fossero “figli” di momenti d’euforia per il “cappotto” rifilato ai sardi, ma il Napoli mercoledì sera, gioca la ”madre” di tutte le partite: una partita che può valere una stagione; una partita che può cambiare la storia …

A cura di Francesco Gambardella

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