Il “terremoto” del pubblico napoletano in occasione dell’uno-due di Hamsik e Cavani, rilevato anche dai sismografi, risuona ancora fra le mura del San Paolo, che hanno tremato per la prima in casa del nuovo Napoli con il pallone della Champions League cucito sulla maglia. Di certo il ruggito dello stadio partenopeo echeggia ancora pure nelle orecchie di “Pepito” Rossi e compagni, o forse quest’anno il Villareal non è più la squadra arrembante e tonica della scorsa stagione. Fatto sta che al ritorno in patria, in casa contro il Real Saragozza, tutti i tifosi del “sottomarino” aspettavano un riscatto al Madrigal, e invece è arrivata un’altra prestazione deludente.
Per cancellare subito i fantasmi della trasferta italiana, gli uomini di Garrido sono partiti forte: molta corsa, passaggi veloci, e la regia di Borja Valero – squalificato contro il Napoli – che restituisce ordine e rivitalizza anche il gioco di Cani. Ma prima che Rossi si renda pericoloso con un paio di rasoterra taglienti, è il suo portiere Diego Lopez a dover fermare al 10′ minuto, nella stessa azione, due tiri insidiosi di Luis Garcia e Helder Postiga. Il Villareal si muove bene: mentre Bruno tiene la posizione gli altri tre di centrocampo sono molto duttili e spaziano senza dare riferimenti. Questo gioco avvolgente porta i padroni di casa al tiro, ma le conclusioni di Borja e De Guzmán sono telefonate e prevedibili, senza cattiveria. Il Saragozza della vecchia volpe Aguirre, il tecnico che ha portato il Messico fino agli ottavi dell’ultimo Mondiale, è invece di tutt’altra pasta: dopo le prove generali dei primi minuti, Luis Garcia non fallisce la seconda chance e al 34′ chiude a perfezione una triangolazione con Fernando Meira. La reazione del Villareal è ancora tutta fisica, con molti mischioni in area sui calci d’angolo. E su una di queste azioni, sospinto dal pubblico, al 40′ l’arbitro concede un rigore per una trattenuta su Musacchio. Rossi deve ripetere il penalty per aver frenato la rincorsa, il portiere Roberto gli inveisce contro e l’attaccante italo-americano gli risponde battendo il secondo rigore con un cucchiaio, che sbatte sulla traversa ed entra in porta, come quello di Zidane nella finale mondiale del 2006 contro l’Italia. Pepito raccoglie il pallone fra gli insulti di Roberto e lo riporta a centrocampo per velocizzare i tempi, ma a segnare subito il secondo gol è di nuovo il Saragozza: sul filtrante di Lafita, contropiede fulminante, Barrera è imprendibile e il Villareal va di nuovo sotto. Il primo tempo finisce praticamente qui, il secondo comincia con la rabbia del “sottomarino giallo”, che coglie subito una clamorosa traversa con Cani, a due passi dalla porta. Poco dopo è Catalá con una percussione in dribbling ad arrivare in porta, ma il rasoterra è respinto da Roberto, e qualche minuto dopo è ancora Cani a sfiorare la traversa da fuori. Dieci minuti di assedio. Si va avanti così, ma il Real è sempre pericoloso con le ripartenze e i calci piazzati. Al 71′ Roberto si vendica per due volte su Giuseppe Rossi, compiendo due miracoli su altrettanti tiri del nostro attaccante della nazionale. La partita si apre ma si perdono anche gli schemi, le squadre giocano larghe e il Saragozza non sta a guardare, ma manca la precisione sotto porta. È ancora un intervento arbitrale a salvare il Villareal: brutto fallo dell’ex reggino Maurizio Lanzaro e arriva il secondo giallo, Saragozza in dieci. E di nuovo su calcio da fermo, stavolta dal corner, arriva poco più tardi il pareggio della squadra di casa, confezionato da due nuovi entrati: Senna batte e Hernán Pérez stacca di testa per la gioia del Madrigal. Nel finale forcing inutile del Villareal, che non riesce a vincere nonostante la superiorità numerica. L’incontro finisce 2-2, fra qualche blando fischio di un pubblico piuttosto depresso, e fra molti dubbi per il tecnico Garrido, che ha scelto di non fare turnover in una partita in cui i suoi non hanno però difettato sul piano fisico, bensì su quello del gioco, soprattutto in fase di finalizzazione e nelle chiusure difensive. Due reti all’attivo ma solo su rigore e calcio piazzato, e poca qualità a livello tecnico-tattico.
La squadra capace, in soli 14 anni di Primera División, di arrivare in semifinale di Champions League eliminando l’Inter di Mancini (2006) e di piazzarsi due anni dopo seconda in Liga persino sopra il Barcellona, in questo inizio di stagione sta arrancando. Come il Napoli, è riuscita a trattenere i suoi tre gioielli – sebbene Nilmar, a differenza di Borja Valero e Rossi, non sia proprio lo stesso di un anno fa – e non ha cambiato allenatore al timone. Eppure, il campionato del Villareal è partito decisamente in sordina e, finora, ancor peggio sono andati i primi due turni in Europa. Si sa, le cose cambiano spesso nel calcio, fra un mese potrebbe essere tutto diverso, ma allo stato attuale la squadra spagnola sembra alla portata del Napoli anche in vista del ritorno.
Che sia una conseguenza dello strapotere di Barça e Real, che ormai hanno bipolarizzato il calcio spagnolo, deprimendo tutte le altre? Di certo nessuna squadra della Liga può ambire, ad oggi, a infilarsi fra le due regine, come successe proprio al Villareal nel 2008. Mentre le due superpotenze del calcio iberico e mondiale continuano a rinforzarsi ogni anno a suon di campioni stratosferici, le altre lottano per tenersi i pochi nomi importanti che hanno. E per giocarsi un campionato che è accessibile dal terzo posto in giù. Forse Pepito Rossi, dopo aver visto il San Paolo e come gioca il Napoli, un pensierino in più ce lo avrà messo.
A cura di Lorenzo Licciardi
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