«Ci sono tali contraddizioni nella sentenza del giudice sportivo da far pensare che si tratti soltanto di un contentino nei confronti di chi, giustamente, ha protestato». Claudio Botti avvocato, ex vicepresidente dei penalisti italiani, fondatore del Te Diegum, smonta «tecnicamente» l’interpretazione del giudice Gianpaolo Tosel.
C’era un vero e proprio dossier di alcuni tifosi napoletani. Il giudice sportivo si è limitato ad un’ammenda di 10mila euro contro la Juventus.
«Ripeto, solo un contentino. Il giudice riconosce che c’è stato “un coro costituente espressione di discriminazione territoriale”. Afferma cioè che ci sono state frasi razziste. Aggiunge poi che questi cori si sono sentiti “al 44’ del primo tempo e al 31’ del secondo tempo”, quindi sottolinea che c’è stata reiterazione nel corso della stessa partita. Su queste basi una lieve ammenda non ha senso, una piccola pena pecuniaria che non affronta la questione come si dovrebbe».
Cioè?
«Viene punita lievemente solo la società mentre i tifosi non vengono indotti ad un atteggiamento diverso. I supporter bianconeri non sono nuovi a questi comportamenti, solo in questa stagione sono stati evidenziati e sanzionati più volte. Eppure non si interviene in maniera netta: con la squalifica del campo anche per più turni».
Il giudice Tosel sostiene che la “società Juventus ha concretamente operato ai fini preventivi e di vigilanza”.
«E anche su questo il giudice sportivo si contraddice. Se afferma che i cori ci sono stati in due circostanze ammette lui stesso che l’intervento degli steward non ha impedito il ripetersi dell’episodio di razzismo».
Si è fatto un’idea di perché non si prendono provvedimenti più forti nei confronti della Juventus?
«È una storia che va avanti da trent’anni. Il giudice deve dare una sanzione esemplare e, invece, arrivano dei contentini. Pene che non puniscono i tifosi, impedendo loro di essere presenti allo stadio».
Il caso Boateng ha riaperto con forza il tema del razzismo nel mondo del calcio. Ma un giocatore offeso, magari un napoletano che sente insultata la sua terra, è giustificato nella reazione che ha avuto l’atleta del Milan?
«Per Boateng c’è stato un insulto diretto, una ragione che evidentemente l’ha spinto a reagire in maniera tanto plateale. Verrebbe da chiedersi, inoltre, se tanti giocatori napoletani che giocano altrove si sentano ancora legati alla propria terra, tanto da sentirsi offesi e reagire di fronte a questi cori».
Ed è possibile la denuncia da parte del singolo tifoso?
«Il problema è l’identificazione di chi insulta. Ma adesso c’è un dato: si ammette il razzismo reiterato e non si sanziona adeguatamente. È davvero grave».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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