Raffaele Auriemma ha pubblicato un editoriale sul Corriere del Mezzogiorno: “Paolo Cannavaro non è solo il capitano del Napoli, ma è anche un figlio di questa città e da sempre tifoso di quei colori. Poi, è anche una persona perbene, perché altri al suo posto avrebbero già seminato zizzania nel gruppo, vantando una sudditanza psicologica tipica dei leader. Non l’ha fatto, non lo farebbe, però mugugna e ha sempre il broncio. A giusta ragione, perché il suo nome è sparito dalla formazione dal 18 ottobre scorso, Roma-Napoli 2-0. Il suo venerdì più nero da quando gioca al calcio: entrò al posto di Britos infortunato, procurò il calcio di punizione dell’1-0 per i giallorossi e pure il rigore (con espulsione) del 2-0. Una tragedia. Ora fa lo spettatore dalla panchina, al fianco di Uvini e Bariti che parimenti attendono destinazioni per gennaio, e guarda il Napoli che ha qualche problema nell’interpretazione della difesa a quattro. Bella forza, i due esterni non sono abituati al ruolo di marcatori. Maggio e Armero non riescono a brillare come in passato eppure rispondono sempre «obbedisco» ai desiderata di don Rafè. Ma fino a quando? I ben informati raccontano anche di un loro addio al mercato di riparazione. Sì, potrebbe andarsene anche lo «storico» Maggio, come ha già accennato col sorrisino a qualche suo buon amico”
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