La ragione oltre l’esultanza. Cosa o chi avrà permesso al Napoli di passare dal rendimento sciagurato di 2 punti in 5 partite di campionato alla striscia virtuosa di 3 vittorie ed un pari, con 12 gol segnati e l’approdo alla semifinale di Europa League con tanto di umiliazione alla quale è stato sottoposto il facoltoso Wolfsburg? E’ stata la rabbia dei calciatori, quella che Benitez aveva etichettato come frutto amaro della clausura imposta dal presidente. “Il ritiro punitivo fa incazzare la squadra”, la considerazione di Rafa Benitez corrisponde al vero, ma è sprovvista del seguito, cioè degli effetti che tale collera ha prodotto in termini di risultati. Allora diciamolo: il ritiro fa bene. Ma solo quando la squadra smarrisce intensità, concentrazione, la reattività che nella competizione ognuno deve naturalmente sviluppare. Diciamo pure che dall’8 aprile i rapporti tra Benitez e De Laurentiis si sono incrinati fino al punto che potrebbe diventare di non ritorno. Diciamolo, perché la verità è scomoda e va sempre riferita a dispetto degli zotici che infangano la categoria dell’informazione, perché solo guardandosi negli occhi si chiariscono gli equivoci e si ricomincia a vincere. Al Napoli è successo questo e proprio nel momento decisivo, quando si rischiava di fallire tutti gli obiettivi raggruppati in pochi giorni. Se l’eliminazione in semifinale di Coppa Italia è stato il sacrificio necessario al gran finale, allora ben venga che quel trofeo passi in altre mani. La scossa c’è stata, è arrivata forte e probabilmente lascerà il segno a fine stagione. Almeno è servita a rimettere in moto il Napoli che ha riacquistato aggressività ed appetito. In gran parte del campionato ha trovato la porta avversaria solo nel 37,72% dei tiri, mentre nelle ultime 4 gare la stessa percentuale è salita al 64%. E, se gente come Higuain, Callejon e Gabbiadini trova la porta, difficilmente sbaglia. Grazie anche alla loro vena realizzativa il racconto della stagione partenopea può entrare nel vivo, dopo una lunga serie di capitoli smunti e privi di pathos che sembravano il preludio ad un esito scontato e deludente. Ora tutto è possibile, pure che Benitez rimanga a Napoli per un altro anno. Sarà difficilissimo, soprattutto se dovesse riportare in sede la Coppa Uefa che manca dal 1989: sarebbe complicato per don Rafè fare di meglio nella stagione a venire. Pure se De Laurentiis dovesse accettare le condizioni pretese dal coach: mettere mano nel business plan e gestire con ampi poteri le risorse previste per il mercato. Non accadrà, perché in Italia non funziona così e con De Laurentiis ancor meno. La risposta è arrivata dalle indiscrezioni piovute in settimana e di questo accordo che il patron avrebbe trovato con Mihajlovic per allenare il Napoli nei prossimi due anni. Magari non diventerà contratto, come accadde quando De Laurentiis si piombò a casa di Gasperini per incassare il sì ad allenare il Napoli dal quale Mazzarri stava per allontanarsi a causa delle divergenze sulle strategie societarie per potenziare una squadra che nella stagione successiva avrebbe disputato la sua prima Champions League. Alla fine tutto rientrò e Mazzarri rimase per altre 2 stagioni. Potrebbe ripetersi la storia? Manca poco tempo, ma ancora troppe partite importanti per prendere una decisione delicata. Varsavia è un capolinea ormai all’orizzonte e la sconfitta della Roma contro l’Inter permette di riavvicinare la mente alla zona Champions, senza rodersi il fegato per le tante occasioni sprecate in campionato. Aurelio, Rafa, Sinisa….
Fonte: Raffaele Auriemma per tuttomercatoweb.com
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