Forse non tutti hanno ancora capito l’importanza della doppia sfida contro l’Athletic Bilbao. Superare il preliminare di Champions è un obiettivo che va oltre l’aspetto meramente tecnico e la soddisfazione sportiva da regalare ai tifosi, rappresenta un atto fondamentale per una società priva di risorse diverse dagli introiti Uefa, i diritti tv e il budget del merchandising. Il Napoli è fatto così, non ha infrastrutture di proprietà e non gode del sostegno di fondi privati, è un club di calcio “stricto sensu”: confida solo nei risultati sportivi per ottenere le risorse necessarie a crescere e migliorarsi. Per ora non c’è altro modo e l’approdo ai gironi della Champions League è un passaggio-chiave per evitare una stagione che rischierebe di essere vissuta con il basso profilo e l’insoddisfazione dei big che oggi popolano squadra e società. Con tutti il rispetto per il sostantivo necessario per altri eventi della vita, ma sarebbe una “tragedia”, con il rischio di rovinare o quanto meno condizionare gli sforzi fatti negli ultimi anni. I tifosi sono preoccupati ed amareggiati per l’andamento della campagna acquisti del Napoli, di basso profilo e con una rosa attualmente se non inferiore, di certo deficitaria numericamente rispetto alla scorsa stagione. Servono almeno atri due rinforzi di spessore e c’è il rischio che non arrivino se, malauguratamente, non si riuscisse a superare lo scoglio Bilbao. Per due ragioni evidenti agli occhi di tutti: i big non verrebbero a giocare in una formazione fuori dall’Europa “che conta”, senza trascurare il particolare di non godere delle risorse necessarie, non tanto per acquistare, ma per garantire la necessaria copertura finanziaria relativa al pagamento del monte ingaggi che oggi è di quasi 70 milioni di euro. Questo aspetto non deve sfuggire alla gente di Napoli che, però, ha ragione quando dice che bisognava acquistare a tempo debito i rinforzi di cui necessitava la squadra. Su questo aspetto, però, bisogna aprire un altro capitolo ed è quello relativo allo stallo nel quale è finito di recente il mercato del Napoli. Da un lato c’è Benitez che, a giusta ragione, reclama l’arrivo di rinforzi che realmente servano al Napoli per fare il salto di qualità. Le notizie raccontano che Bigon e lo scouting hanno provato a prendere Mascherano, Gonalons ed altri come lui, per poi fare marcia indietro di fronte a richieste impossibili, il diniego del calciatore o del club di appartenenza. L’allenatore di una squadra deve essere sempre accontentato, come è giusto che sia, però non si possono rincorrere le chimere all’infinito, ad un certo punto bisogna prendere coscienza delle difficoltà ed andare su profili maggiormente abbordabili. Uno di questi è (era) Cristoph Kramer. Bisogna comportarsi come con Koulibaly, prenderlo a fine campionato, prima che il calciatore andasse al Mondiale, poi vinto. Oggi il Napoli avrebbe in squadra un calciatore importante per il centrocampo, giovane e pure iridato. Questo è lo stallo di cui sopra, la contrapposizione tra l’estrema volontà espressa da Benitez di prendere “solo” i calciatori di sua stretta fiducia e l’impossibilità di De Laurentiis di prenderli per questioni di bilancio o sol perché i profili contattati non hanno ancora la certezza di partecipare alla prossima Champions. Ecco perchè bisognerà attendere l’esito della doppia sfida contro il Bilbao, così da definire l’entità degli investimenti e permettersi di bussare alla porta dei rinforzi recalamati da Rafa Benitez. Qualcuno, non tutti. E, aggiungo, a giusta ragione. Se io fossi il presidente di qualsiasi di club, non investirei mai cifre che imporrebbero alla mia società pesi economici pluriennali per un calciatore richiestomi da un allenatore di cui non ho la certezza che rimanga con me anche in futuro. Sì, il problema dello stallo di mercato deriva anche da questa indecisione, perché Benitez non ha voluto ancora prolungare il suo impegno professionale con il Napoli. Nessuno glielo impone, ci mancherebbe, è successo anche a Mazzarri che, per questa firma mancata, fu definito traditore. Però, anche la società ha le sue comprensibili motivazioni nel volere solo calciatori in prestito per un anno. E in questa situazione di pesi e contrappesi, chi rischia di più è proprio il Napoli.
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