La Juventus insegna: in campo bisogna andare sempre con il sangue agli occhi. Dal primo minuto e fino alla fine, come spesso ha fatto il Napoli nel corso di questi quattro anni di gestione Mazzarri. Da qualche tempo non è più così, con la conseguenza che non si vince dal 2 febbraio e nelle ultime quattro giornate di campionato sono arrivati altrettanti pareggi consecutivi. Stanchi o cosa? Il passo della squadra non è più aggressivo e pure Cavani vive un inedito periodo di astinenza. Apparentemente inspiegabile, oppure circostanziato da tutta una serie di valutazioni che vanno dal fatto personale a quello tecnico. Bisogna rimettersi in moto, il Matador e la squadra tutta, anche per evitare il sorgere di deformanti valutazioni sul momento di una squadra che non può gettare all’aria quanto fatto per tre quarti di stagione. Il secondo posto che qualcuno pretende essere una consolazione rispetto all’improbabile scudetto, mai come adesso va difeso con un’accurata riflessione interna. Probabilmente Mazzarri tornerà dai due giorni di riposo a casa sua con l’intento di parlare, piuttosto che allenare la squadra. Può essere la strada giusta, attraverso il dialogo il Napoli verrà fuori dall’impasse in cui è caduto e dalla quale sembra essersi scrollato nel secondo tempo della sfida di venerdì contro Madame. La riflessione diventa fondamentale quando una squadra si inceppa su se stessa, giocando senza infamia e senza lode, per non dire con sufficienza. E con il risultato di vivacchiare in graduatoria, mentre tutte le altre stanno riprendendo il passo spedito. Il Milan incalza senza sosta, l’Inter rimonta e vince a Catania, la Lazio è sempre lì, ma pure le cosiddette pericolanti hanno assunto una fisionomia di carattere, tale da risultare insidiose per il Napoli di oggi. Nel confessionale di Mazzarri verranno fuori durante tutta questa settimana le turbe o le diatribe che appartengono alle squadre del mondo intero. Niente paura, sarà fondamentale guardarsi negli occhi, per chiarire eventuali equivoci e ritrovare lo spirito guerriero che in questo periodo della stagione ha lasciato il posto ad un uso troppo frequente della Bibbia in campo. Siamo eccessivamente rispettosi con gli avversari, troppo dediti all’interpretazione del gioco ed all’applicazione del regolamento: il Napoli difetta di carattere. Quello che va sfoderato ruggendo su chi ti marca troppo stretto, ma anche quando l’arbitro palesemente ti fischia qualcosa di sbagliato. Vi capita di vedere la squadra in cui c’era Maradona? Lui era il primo ad esprimere innanzitutto un senso agonistico elevato ed arricchito dalla presenza di calciatori che si facevano rispettare anche più di quanto sapessero giocare a pallone. Bruscolotti e Bagni, ma anche Alemao e Carnevale, Giordano e De Napoli: calciatori di alto livello, che incutevano timore anche in noi giornalisti quando venivano a colloquiare o se avevano qualcosa da ridire. Nel Napoli di adesso mancano queste personalità che le partite le vincevano negli spogliatoi, prim’ancora che sul terreno di gioco. Il Napoli di adesso ha bisogno di inquadrare un pericolo, piuttosto che un obiettivo, per correre più veloce degli avversari e per arrivare primi sul pallone. E quando la partita gira storto, nell’intervallo tocca a Mazzarri rimediare urlando come i leader dovrebbero fare sul terreno di gioco. Da Campagnaro a Cavani, da Maggio a Zuniga, la squadra dei gladiatori deve ritrovare forma da Verona e fino all’ultima delle giornate di questo campionato. Per non lasciare nulla di intentato, per allontanare l’ombra di una beffa che sarebbe bruciante.
Fonte: Auriemma per il Corriere del Mezzogiorno
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