Non si offenderà l’oracolo Zoroastro se per una volta verrà stravolta la storia e l’opera dei Re Magi. Il giorno, poi, si presta ad una rilettura moderna di questi tre misteriosi personaggi menzionati solo nel Vangelo di Matteo. Il contesto del campionato italiano di serie A, d’altra parte, ha proposto fino a questo momento valori alterati rispetto alle consuetudini consolidate e nuove figure di primo piano che hanno preso il posto dei soliti noti dai nomi blasonati. E allora, che male c’è se nel giorno dell’Epifania, quello solitamente indicato per la consegna dei doni ai bambini, siano proprio tre fanciulli intagliati nel diamante a portare in giro le proprie virtù? Ezequiel (un nome scivolato fuori dalla Sacra Bibbia) Lavezzi simboleggia quello che sparge l’incenso dal fumo acre e ipnotico, Marek Hamsik il garante della sacralità divina attraverso la distribuzione di oro, ma che sia colato ed Edinson Cavani con la stola del giustiziere divino, a cui è affidato il compito di consegnare la mirra, di cui è pieno il regno dei più. I nostri Re Magi vanno all’inseguimento di una cometa, che prima era una chimera, accompagnata dalla musichetta celeste della Champions League. La stanno cercando tenendo in dosso la maglia di un Napoli tornato ad essere squadra di rango, proprio grazie alle sortite vincenti del terzetto di teste giovani, ancorché coronate. Serviva un po’ di sfacciataggine, mista al talento, per crederci e non lasciarsi intimorire da chi non ha bisogno di doni e che, anzi, potrà sfoggiare tutte quante insieme le cinque coppe vinte nell’anno 2010: il titolo di campione tricolore, la Coppa Italia, la Supercoppa Italia, la Champions League e la Coppa del Mondo per club. Saranno tutte lì, stasera, sul prato di San Siro che ancora per poco tempo verrà calcato nelle gare casalinghe dai tacchetti nerazzurri. Un luccichio sfarzoso per dimostrare a tutti qual è ancora adesso e dopo cinque anni di successi incontrastati, la squadra più vincente di tutta la penisola. Sfoggio da restarne abbagliati, se non si ha l’abitudine alla frequentazione delle gioiellerie. Ma il Napoli, questo Napoli, non può più restare impressionato dalla ricchezza degli altri. Ora sa di averne, può permettersi di fare ingresso nella Scala del Calcio tenendo la testa alta, sfidando le altrui conquiste e il senso di sudditanza che potrebbe sopraffare quelli che non sono di pari rango. Crederci stasera può rappresentare l’arma più affilata nella disponibilità di una squadra finalmente al meglio del suo organico e forte di un secondo posto conquistato convincendo, senza che niente o nessuno abbia concesso regali. Lo stesso piglio Mouriniamo mostrato ieri da Mazzari, può diventare una molla ulteriore nella determinazione, già spiccata di questi ragazzi. E se Lavezzi ha recuperato subito per intero l’infortunio alla caviglia che lo ha tenuto fuori un mese, chi se ne frega se non reggerà per intero i novanta minuti. Uno come lui può essere decisivo anche in un lasso di tempo inferiore. Tenerlo in panchina, invece, trasmetterebbe al match un’idea contrapposta: il Napoli scenderebbe in campo con una cautela eccessiva per sfide del genere e l’Inter si caricherebbe capendo che, sotto sotto, si tratta della mossa di chi ha paura. Stavolta la storia è destinata ad essere riscritta: talvolta il 6 gennaio certi Re Magi possono anche sottrarli certi doni, soprattutto se il destinatario è già ricco di suo.
Fonte: Raffaele Auriemma per Il Roma
La Redazione
F.C.
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