C’è sempre un lato buio nelle medaglie di pregio, oppure no. Quel retroscena che condiziona e talvolta frena i nostri piani, anche quando sembra che le nostre mosse siano state perfette, senza una sbavatura. Un esempio? La clausola prevista per la cessione del cartellino di Cavani, 63 milioni di euro in contanti, senza alcuna apparente dilazione, per acquistare l’attaccante più ambito dall’Europa del calcio a cinque stelle. Sentirsi in una botte di ferro, con un gravame di tal fatta, era il minimo per il presidente De Laurentiis. In un sol colpo si sarebbe garantito la certezza che, se proprio sacrificio doveva essere, sarebbe stato profumatamente ripagato. Questo è il conto fatto secondo i propri calcoli, poi arriva l’oste e ti accorgi che c’è una voce sfuggita, un punto critico all’interno di quel vetro antiproiettili che il Napoli ha sistemato tutto intorno al bomber uruguaiano. Il tallone di Achille è rappresentato dalla data di scadenza della clausola: il 10 agosto. Troppo diluita nel tempo, tanto da diventare il punto debole nelle certezze del Napoli. Se entro quel giorno nessuna società avrà inviato il milionario bonifico nelle casse del Napoli, la conseguenza più logica sarebbe quella di trattenere Cavani per la felicità della popolazione partenopea. Ma le cose stanno davvero così? E, se dopo il 10 agosto Florentino Perez o l’Abramovich di turno faranno avvicinare il Matador dai loro 007 prospettandogli il doppio di quanto percepito a Napoli, come faremo a convincerlo che sia meglio starsene ancora con noi? Oppure è veritiero ciò che il calciatore sta dicendo in questo periodo di bocce ferme: «Sto pensando solo alla Nazionale»? Sono congetture di una strategia, magari anche immaginaria, ma se andasse realmente in scena rischierebbe di mettere il Napoli nelle condizioni di azionare un braccio di ferro con il bomber e con le società che proveranno ad arrivare al 10 agosto girando intorno alla preda ed annusandone gli odori fino a quando piazzeranno la zampata decisiva. Quale? Ovviamente quella di proporre, congiuntamente al lauto ingaggio per Cavani, una somma al Napoli di gran lunga inferiore a quella prevista dalla clausola rescissoria: 50 milioni sull’unghia. Ma il Napoli avrà la forza di spuntarla nel tira e molla contro muscoli dopati da robuste iniezioni di risorse finanziarie? Dalle nostre parti una storia siffatta entrerebbe di diritto nell’infinita teoria del «cornuto e mazziato». Condizione che mal si confà con l’indole del presidente De Laurentiis e con la tolleranza dei tifosi azzurri, costretti a subire ormai silenti i dorati addii dei calciatori più rappresentativi. Meglio attrezzarsi in fretta, senza reclamare al gruppo di manager del Matador di arretrare la data di scadenza della clausola. Bisogna sedersi al tavolo e capire se davvero Cavani sarebbe disposto a giocare nel Napoli anche nella prossima stagione, a fronte dell’allungamento del contratto per un altro anno e con un incremento soddisfacente dell’ingaggio. Se poi questo passaggio è stato già fatto e non si è avuta risposta positiva, caro Napoli cerca il modo più rapido e vantaggioso per cedere Cavani. Tanti soldi adesso permetterebbero di fare un mercato «riparatorio» di ottimo livello, altrimenti dopo il 10 agosto saremmo costretti a farci prendere per la gola ed accettare rinforzi che altrimenti sarebbero stati acquistati a prezzo inferiore, oppure non sarebbero stati presi affatto. Caro presidente, questo è il momento di pronunciare in faccia a chi vuole fare il furbo, la formuletta magica a te tanto cara: cca nisciuno è fesso.
Fonte: Raffaele Auriemma per Il Corriere del Mezzogiorno
La Redazione
M.V.
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