Tanto tuonò che poi… spuntò il sole. L’antico adagio potrebbe essere riveduto e corretto, nella forma e nella sostanza, per spostare su di un terreno meno accidentato la disputa in essere tra De Laurentiis e Cavani. Sempre più frequente, ai limiti del forte impatto per la lunga sessione di pensieri e parole, talvolta pronunciate in beata libertà. Troppe per un’operazione complessa qual è la trattativa per la cessione del Matador ad una delle poche società in grado di onorare la clausola rescissoria. Quando De Laurentiis e Cavani, un anno fa, pattuirono il prolungamento del contratto con l’inserimento della condizione altamente onerosa per la cessione del cartellino, forse nemmeno immaginavano che a distanza di un anno pure i club facoltosi facessero difficoltà a spendere una somma tanto elevata, quanto plausibile per assicurarsi le prestazioni del bomber più prolifico d’Europa. Anzi, qualcuno a Napoli cominciava a rammaricarsi che quella clausola fosse troppo a buon mercato e, quindi, facilmente raggiungibile da zar e sauditi. Macché. Ancora adesso tra Chelsea e Real, tra City e United arrivano messaggi inequivocabili: non verseremo più di 50 milioni per il cartellino del bomber uruguaiano. Come comportarsi? Davvero il Napoli vuole «svendere» il suo miglior calciatore dopo Maradona? E, poi, Cavani è davvero tanto ansioso di diventare numero ed infilarsi in una casella di realtà luccicanti e senz’anima, diventando l’oggetto di una trattativa senza storia e senza passione? Fossi nel Napoli, ma soprattutto in Cavani, preferirei di no. Anche perché, a fronte del ricavato per la cessione, si potrebbe sì comprare un attaccante di grido anche al prezzo di 15 milioni (l’affare Tevez insegna), ma poi bisognerebbe corrispondergli un ingaggio pari a quello percepito attualmente dal Matador. Dzeko, Torres e Mario Gomez, i due più invocati per il ruolo di centravanti nel Napoli, non guadagnano meno di cinque milioni, cioè l’ingaggio attuale di Cavani. Perdonate il mio scarso appeal con la matematica, ma i conti non tornano: a parità di ingaggio tra Cavani e gli altri superbomber europei, non è meglio aumentare lo stipendio al Matador e convincerlo che il paradiso è questo qua? Ben venga, allora, il colloquio faccia a faccia chiesto da Cavani al presidente, può darsi che «tanto tuonò che poi spuntò il sole»: nel massimo della tensione, i bollori caleranno e la ragione prevarrà. Ad oggi, la logica è che Cavani rimanga in maglia azzurra. Poi, tra un anno, quando avrà segnato altri 30 gol, la scena si ribalterà e le società che oggi sfoggiano la loro aristocratica puzza sotto al naso, arriveranno a Capodichino in massa, si scanneranno per un euro nella corsa al Matador e tutti saranno soddisfatti: il Napoli incasserà forse più dei canonici 63 milioni. Chi lo comprerà potrà mostrarlo ai propri tifosi come il fiore all’occhiello di una campagna acquisti faraonica. Un anno soltanto, cosa vuoi che sia. Ancora 12 mesi di attesa per non fare noi la parte dei fessi.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno.
La Redazione.
D.G.
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