L’addio consumato poche settimane fa è stato ufficializzato. Un pezzo di storia recente è andato via. Il Napoli sta per salutare un campione che ha amato incondizionatamente negli ultimi 5 anni. Arrivò un po’ sovrappeso con lunghi capelli: sorriso a trentadue denti seppur timido. L’inizio non fu facile. Per nulla. I più impazienti chiedevano la “sua testa” già nel ritiro austriaco di Feldkirchen; non essendo abituato ai ritiri estivi, il ragazzo soffriva tremendamente la pressione e la calura. Smentì tutti il 18 Agosto del 2007. In una calda estate italiana il ragazzotto realizzò in Coppa Italia contro il Pisa una tripletta; evento che a Napoli non si ripeteva da 14 anni. 15 giorni, in Udinese-Napoli 0-5 dopo arriva il primo gol in campionato: riceve palla in area di rigore, finta a rientrare col destro che mette a sedere Sivok e sinistro che buca per la terza volta la porta di Chimenti. Il gol lo designa definitivamente come beniamino ed il pubblico partenopeo può dopo 20 anni, cullare il sogno di aver trovato, nuovamente, un figlio da adottare ed amare in tutto e per tutto. Da qui in avanti comincerà un escalation di emozioni e successi culminati con la partecipazione alla Champions League e con la vittoria della Coppa Italia, traguardi che mancavano rispettivamente da ventuno (si chiamava Coppa dei Campioni, ndr) e venticinque anni. Non sono mancati momenti difficili. Come in ogni storia d’amore che si rispetti, possono capitare litigi ed incomprensioni. Vuoi le scorribande col motorino in Piazza del Plebiscito alle 3 del mattino, vuoi le orine passate in discoteca recuperate negli spogliatoi di Castelvolturno, vuoi anche le ferie natalizie allungate spesso da cartellini gialli quasi cercati,vuoi i tentativi di strappare contratti più onerosi. Il popolo azzurro ha perdonato tutto a chi è riuscito col proprio estro a regalare attimi di gioia sopiti nel tempo. Gol alla Juve, all’Inter ed al Milan; vittorie prestigiose contro avversari che ormai facevano man bassa anche dalle nostre parti. Questo scugnizzo a Napoli è migliorato, è maturato: i capelli tagliati, un filo di barba a coprirgli il viso; allenamenti duri che ne hanno tirato il fisico e fatto un’atleta vero. Eppure … eppure qualcosa è cambiato. L’ambizione, la voglia di cambiare aria e tanti altri pensieri, hanno portato il ragazzo a scegliere di andare via. Cambiare aria dopo 5 anni ci può stare; a 27 anni si è maturi e responsabili. Progettare un futuro lontano da un mondo che lo ha reso un dio, può essere una scelta azzardata ma coraggiosa. Avrà valutato i pro e i contro; non possono voci secondarie condizionarlo a tal punto per un episodio increscioso. A questo non vogliamo crederci poiché qualsiasi grande città nasconde delle insidie; figuriamoci una megalopoli come Parigi!
Allora applausi. Applausi per chi ha dato tutto se stesso ed ora andrà a calcare altri palcoscenici, applausi e saluti a chi andrà a recitare in altri teatri; magari ballando un tango all’Operà, chissà. Chi può dire cosa accadrà; chi può dire se nel freddo inverno parigino troverà lo stesso calore nostrano. Chissà se al mattino affacciandosi dal magnifico appartamento che dà sugli Champs Elysées, troverà una veduta simile a quella di Posillipo. Lo escludiamo categoricamente. Saranno solo ipotesi, magari non succederà nulla, ma chi può dirlo? Sicuramente lo scetticismo con cui è stato accolto non gli gioverà e alle prime difficoltà i parigini storceranno il naso, dovrà avere spalle forti e larghe il ragazzo. Su questo possiamo starne certi: la comprensione e la permissione trovata qui ci differenzia, nel bene, da qualsiasi altro posto. L’unica certezza che possiamo dare è questa. L’amore incondizionato che il pubblico azzurro riesce a dare è qualcosa che risiede nell’unicità del luogo; è una questione antropologica.
Ti ricorderemo così. Corsa sotto la curva Nord e grido liberatorio. Un pianto catartico come mai ti avevamo visto fare. Viso rosso e rigato di lacrime ad illuminare un viso di un figlio adottato da Napoli che ora cerca nuove emozioni.
Aurevoir Pocho… Buena Suerte!
Francesco Gambardella
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