Un campionato di serie A con 16 partecipanti, le seconde squadre inserite nel campionato di Lega Pro per la valorizzazione e la crescita dei giovani per non costringere più i club a comprare sempre all’estero, nuovi stadi senza curve. Il ciclone Aurelio De Laurentiis si abbatte sul mondo del calcio, ritrovatosi ieri ai massimi livelli per il convegno “La riforma del calcio professionistico” organizzato dalla Lega Pro a Roma presso la Scuola Superiore di Polizia. Per il presidente del Napoli non c’è tempo da perdere, se si vuole davvero voltare pagina e mettersi al passo con un mondo che corre sempre più velocemente. «Serve una riunione per una formattazione diversa dei campionati con Mario Macalli, presidente della Lega Pro, e la Serie B, ma troviamo sempre delle scuse. Non possiamo metterci altri 10 anni per ridurre la Serie A a 16 squadre».
De Laurentiis si è rivolto direttamente a Macalli, che lo tenne a battesimo come presidente nel 2004 quando l’imprenditore cinematografico acquistò il Napoli dal tribunale fallimentare e lo fece ripartire dall’allora C1. «Caro Macalli, ti ringrazio di aver fatto questo convegno perchè non bisogna mai stare fermi sulle proprie barricate. Vorrei darti una mano, ma se tu non apri un tavolo fattivo, sul piano pragmatico poi cosa quagliamo? Se vogliamo rivoluzionare il calcio, in tre mesi lo facciamo».
NUOVI STADI – Nuovi stadi, impianti di proprietà, la necessità di leggi che sblocchino la situazione: il patron del Napoli ha anche qui una sua teoria. «Prima di fare gli stadi dobbiamo liberalizzare il rapporto tra club e tifosi. Il club deve stabilire un decalogo con regole alle quali tutti devono attenersi per venire allo stadio. Io devo valutarti e farti le analisi. Dobbiamo stabilire una legge che ci permetta di sapere chi sono i fruitori di questo luogo pubblico straordinario» Il nuovo San Paolo che ha in mente De Laurentiis sarebbe molto diverso dall’attuale. «Se potessi costruire un nuovo stadio abolirei le curve. I miei tifosi sono venuti da me e mi hanno detto nel caso di una ristrutturazione del San Paolo: presidente se lo fa, costruisca i gradoni perchè noi i seggiolini li spacchiamo. Ho risposto: ma le norme Uefa ce li impongono addirittura di 33 centimetri e non da 25 come li abbiamo ora». Quella del produttore cinematografico non è una scelta contro chi frequenta le curve. Anzi. «Adoro le curve, so quanta passione c’è lì. Questo non significa che non dobbiamo mettere quegli spettatori nelle condizioni di vedere la gara. Parlo di visibilità. Io “sposterei” le curve nelle due tribune da 25 mila posti l’una e dietro le porte si potrebbero realizzare aree di frequentazione a costi contenuti per mangiare e vedere le partite da lì. La Formula 1 massimalizza lo spettacolo. Allo stadio anche noi dobbiamo offrire il massimo: campi più vicini al pubblico, servizi migliori, dando la possibilità a chi paga 10 euro di vedere la partita come la vede chi ne paga 100». Resta da chiedersi: passato il ciclone, il calcio saprà davvero riformarsi? «Dobbiamo pensare che non si può accontentare tutti, perché per accontentare tutti non si accontenta nessuno». Meditate gente, meditate.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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