De Laurentiis, ora c’è vita a Napoli… «Non esageriamo. Abbiamo vinto ma prima non eravamo depressi: ci stava semplicemente girando male…».
Non è stata facile…
«L’Atalanta ha esibito tenacia e impeto e ne è venuta fuori una gara interessante: abbiamo avuto un’enormità di occasioni, per un momento quell’autorete ha fatto scattare l’impressione che fossimo vittima d’una negatività insuperabile. La sfortuna pareva stesse per caratterizzare un’altra domenica. E in quel frangente è venuto fuori il Napoli, sbloccandosi. C’è stata la svolta, la reazione, che ci ha fatti uscire soddisfatti dallo stadio».
Con Cavani e Pandev…
«Domenica ho gioito per vari motivi, successo compreso: per il ritorno al gol di quei due formidabili ragazzi, ma anche per la loro felicità, espressa con un’esultanza esplosiva che mi ha colpito molto. Ho rivisto le immagini in t.v. ed ho colto il loro senso di liberazione».
Dicono sia stato anche un po’ merito d’una visita dal vago sapore taumaturgico.
«Non faccio miracoli. E sono molto rispettoso dei ruoli. In vicende che riguardano lo spogliatoio, non intervengo mai: ad ognuno il proprio compito. Però stavolta venivamo da cinque gare stregate ed ho avvertito il dovere di parlare alla squadra».
Fuori il segreto.
«Parole dirette, come ritengo sia giusto: il mio piccolo contributo doveva semplicemente trasmettere ai calciatori, al tecnico e all’intero staff il sostegno della società. Ho voluto far sentire la mia presenza: ecco, io ci sono e sono schierato al vostro fianco».
Cavani: due gol.
«Ne aveva bisogno e gli sono servite per sbloccarsi. Ma le qualità di un calciatore non dipendono certo dai momenti: lui ha già dimostrato, è un guerriero, ha una sua cultura, è forte e debole come lo siamo tutti noi umani».
E’ a quota ventinove.
«E spero che, ovviamente, vada oltre».
Ha capito dove vogliamo arrivare…
«C’è una clausola rescissoria che è stata fissata al momento della firma del contratto. In quel momento, fu deciso di alzare l’asticella ulteriormente, per manifestare la volontà – ancora una volta – di trattenerlo in maglia azzurra. Però è anche vero che non pongo limiti agli altri…».
Né può: in giro qualcuno vorrebbe «regalarselo»…
«Ci sono da fare una serie di ragionamenti: intanto, esistono club come il Real Madrid e il Barcellona, che hanno fatturati elevati. Ma c’è pure chi, in assenza di questa caratteristica, va fuori budget, ignorando le regole del fair play finanziario: e, a questo proposito, non so ciò fino a quando potrà accadere…Noi non vogliamo trattenere nessuno, Napoli è speciale, è rappresentativo, ha un ruolo importante. E vince senza creare scandali».
Riferimenti espliciti: però Cavani ha un prezzo…
«E’ anche chiaro che se un attaccante di 26 anni viene seguito da una delle società più famose e più importanti al Mondo, comprensibilmente può esserne attratto. Cavani sa però che a Napoli è amato e rispettatissimo e non solo per i gol che fa ma perché è una persona seria e garbata. Ma vivere nella nostra città è atto di fede e coscienza. Se poi dovesse esserci un’offerta folle da 70 milioni lordi di euro, noi saremo lì ad ascoltare: ma sia chiaro che l’ultima parola spetterà al Matador».
Tra un po’ finisce il campionato ed arriverà il momento di parlare di contratto con l’allenatore.
«Con Mazzarri c’è un rapporto leale e amicale. Il mio rapporto è quello di migliorare il gruppo, con innesti mirati, di stagione in stagione. Ci sono interventi da compiere e c’è molto da lavorare per chiudere bene questa stagione, per preparare poi la prossima. Io ho una sola prospettiva: porre basi importanti per il futuro e mettere a disposizione di Mazzarri – o eventualmente di un altro tecnico – una rosa che sia competitiva».
La questione-allenatore non rischia di farvi arrivare in ritardo?
«Serve tranquillità per poter affrontare l’argomento: mi sono visto con Mazzarri per parlare della squadra, non di altro. Ci siamo svelati le nostre impressioni: ormai ci basta un’occhiata o un sorriso per capirci. Non voglio assolutamente mettergli addosso ansia, tormentarlo con l’assillo di prendere decisioni affrettate. Sono scelte che non possono prescindere da un grande senso di responsabilità. Insieme siamo una coppia che si è sempre ben integrata e se son rose fioriranno».
Poi verranno i giorni del mercato…
«Ma dipenderà molto da Mazzarri: se resterà, cosa vorrà fare. Lui ci ha consegnato professionalità e ardore e la nostra è una piazza che pretende molto. Vincere qui è assai più difficile che farlo altrove ma è prematuro spingersi su questo terreno e sbilanciarsi: però sappiamo che si dovranno fare cinque innesti e perché questo accada sarà previsto uno stanziamento considerevole. I movimenti dipenderanno da una serie di fattori, ovviamente: da Mazzarri o, se dovesse andar via, da chi lo sostituirà; e poi bisognerà verificare se ci verrà strappato Cavani».
Un presidente ha il dovere di guardarsi intorno: Pioli le piace, si può affermarlo…
«Effettivamente ci ha sempre messo in grande difficoltà, ma sostenere abbia pensato a lui come prossimo allenatore del Napoli è un errore. Ora c’è Mazzarri, non ho riflettuto su soluzioni diverse».
A proposito: il Milan va fortissimo, comincia a temerlo?
«E perché mai dovrei? No temo né il Milan, né altre squadre. Anzi, mi fa piacere che il campionato di serie A sia diventato così altamente competitivo: ciò può far solo bene al nostro calcio, affinché non diventi come quello spagnolo, come quello tedesco, dove c’è una sola squadra che comanda».
Sfida apertissima sino all’ultima giornata.
«Meglio così. Saranno gare vive, belle, divertenti, con un po’ di pepe. Sarà una lotta audace. E quel secondo posto varrà come un secondo scudetto, così come il terzo posto avrà quasi il valore di un terzo scudetto. Vi dirò che a me fa piacere che Totti segni e trascini in alto una Roma che sembrava allo sbando. Perché quando recupera una squadra che ha dei valori, cresce l’interesse generale».
Però il vostro obiettivo è dichiarato.
«Alt: né io e né Mazzarri abbiamo mai parlato di secondo posto, semmai abbiamo sostenuto che vogliamo rientrare tra i primi cinque. Si sono risvegliate molte formazioni e ci sono match importanti all’orizzonte. Con i tre punti possono cambiare gli scenari da una settimana all’altra. Ma noi viviamo alla giornata: adesso pensiamo alla prossima partita, quella con il Torino. Oltre non andiamo».
Sarà un’estate dura.
«Io personalmente sono molto grato a Mazzarri per quello che ci ha dato in quattro anni, un contributo indiscutibile. Napoli è una città particolare, vittima della disorganizzazione che appartiene, ahimè, al sistema italico: e per questo i tifosi cercano il riscatto nello sport, nel calcio, e sono molto esigenti con la squadra».
Lo è stato anche lei, in queste serate?
«Ma no, abbiamo affrontato le difficoltà di questo periodo come si fa tra amici: i ragazzi hanno capito che erano al cospetto di uno di loro. Io volevo avere la certezza che non c’erano problemi».
Dopo la sosta, trasferta a Torino.
«Siamo già concentratissimi, perché il Napoli vuole arrivare il più in alto possibile. C’è grande incertezza, abbiamo due punti di vantaggio, tutti vogliono conquistare qualcosa. Il calcio è uguale ovunque, non c’è tifoseria che non sia incontentabile: se finisci terzo dovevi arrivare secondo, se ti piazzi secondo dovevi vincere e se conquisti lo scudetto lo dovevi fare senza pathos, con dieci punti di vantaggio».
La tecnologia avanza in casa-Napoli.
«Siamo sempre al lavoro: Twitter era nell’aria e mio figlio m’ha fatto questa sorpresa. La comunicazione è la nostra professione».
E le soddisfazioni arrivano anche dal settore giovanile.
«Un anno fa abbiamo vinto la Coppa Italia a Roma, contro la Juventus. Il 14 aprile giocheremo il ritorno al san Paolo per l’assegnazione della Coppa Italia della Primavera: mi auguro di vedere uno stadio pieno, intanto voglio sottolineare i meriti di questi ragazzi e della struttura».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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