«Ero in un ristorante nella zona, a poche centinaia di metri dall’attentato in cui sono morte delle persone, ma davvero era impossibile capire: sono andato a casa, ho acceso la tv, e ho realizzato davvero quel che stava succedendo…».
Domenico Criscito, difensore italiano e capitano dello Zenit di San Pietroburgo, racconta con emozione lo choc dell’attentato nella fermata metropolitana in pieno centro della città russa. La paura è il sentimento di Carlo Nicolini, preparatore atletico italiano della squadra russa, al seguito del tecnico Lucescu: «Quella è proprio la linea di metropolitana che prendo ogni giorno per andare all’allenamento, che choc…», il suo racconto. Ma nell’epoca del terrore globale, più che la paura a San Pietroburgo regna l’incertezza. «In città non si avverte panico», il racconto all’Ansa di Criscito, che subito via mail ha rassicurato i suoi cari e il procuratore Andrea D’Amico sulla sua incolumità. «Purtroppo sono tragedie che possono capitare in ogni angolo del mondo, soprattutto in zone non sorvegliate come una metro. Nessuno sa con precisione da dove arrivi questa bomba – la sua conclusione – Io so solo che in queste ore a San Pietroburgo c’è Putin».
TESTIMONI, “RUMORE ASSORDANTE E SANGUE OVUNQUE” A poche ore dall’ attentato che ha colpito la metro di San Pietroburgo si moltiplicano i racconti dei testimoni oculari riportati dai media o postati su social. «La gente era stesa per terra, la pelle annerita, spaventosa, con un orribile odore di carne bruciata». Anna, che si trovava nella stazione della metro al momento dell’esplosione, ha raccontato così alla tv moscovita Life News, i momenti immediatamente successivi all’esplosione. «C’é stato un rumore assordante, un forte odore e fumo. Tutto accadeva mentre la metro era in movimento, il treno non si fermava. Poi alla stazione del Technological Institute siamo scesi tutti», ha detto a sua volta Polina. «L’esplosione è stata di una tale violenza che la gente aveva la pelle a brandelli, c’era sangue dappertutto», è la testimonianza alla stampa locale di un dipendente della metro che ha preferito mantenere l’anonimato.
Fonte: Il Mattino
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