Andy Roddick qualche anno fa lo prendeva in giro. Diceva che non aveva resistenza e che era troppo pronto ad alzare bandiera bianca. Ma adesso Novak Djokovic, numero uno al mondo, ha portato il livello del tennis mondiale a uno standard mai visto. Qual è il suo segreto? Come ha fatto a battere agli Open di Australia un incredibile Rafael Nadal in 5 ore e 53 minuti, nella finale di grande Slam più lunga di sempre?
Sarebbe un bozzolo digitale la sua arma segreta. Una specie di uovo in grado di aprirsi e ospitare al suo interno una persona. Si chiama Pod e viene prodotto dalla ditta californiana Cvac. Il tennista serbo ha iniziato a usarlo agli Us Open del 2010 e da allora si infila regolarmente in questa sorta di camera iperbarica super tecnologica. L’ha scoperta grazie all’ex tennista americano Gordon Uehling III, che adesso dirige un centro di tennis all’avanguardia in New Jersey. Spesso Nole fa un salto da lui per rigenerarsi con il Pod. La macchina aiuta il sangue ad assorbire ossigeno due volte più velocemente rispetto alle sostanze dopanti. Con la differenza che questo baccello futuristico non ha nulla di illegale. L’agenzia mondiale anti-doping nel 2006 ha decretato che l’uovo di Djokovic migliora le prestazioni di un atleta e tradisce lo spirito dello sport. Ma prima di bandirlo occorrerà avere in mano ulteriori prove scientifiche. Anche perché non tutti ritengono che il Pod abbia davvero un effetto benefico.
Secondo la casa produttrice venti minuti all’interno del guscio, tre volte alla settimana, migliorano la circolazione, la rimozione dell’acido lattico e persino la produzione di cellule staminali. Inoltre, simulando le condizioni di altitudine e variando la pressione interna induce i muscoli a comprimersi ritmicamente. «Penso che aiuti davvero, soprattutto per recuperare dopo uno sforzo molto intenso. È una tecnologia senza dubbio interessante», si è limitato a dire il tennista l’unica volta che ha menzionato il suo segreto. Il mondo scientifico si divide. C’è chi crede nel solo effetto psicologico del macchinario e chi è convinto che davvero influenzi le performance di un atleta. Per ora non ci sono ancora prove incontrovertibili a stabilire la verità.
Certo la trasformazione del gioco del numero uno è straordinaria. E infatti il Pod non è la sua unica arma segreta. Molto ha contribuito anche la dieta priva di glutine, studiata per lui dal nutrizionista serbo Igor Cetojevic. Il medico ha un diploma di magnetoterapia conseguito a Nuova Delhi e ha studiato la medicina tradizionale cinese. Il suo approccio all’alimentazione è pure futuristico. Utilizza uno strumento chiamato Scio per ottenere dati bio-energetici del cliente e poi consigliarlo sulle terapie e sulla dieta. Da quando ha scoperto di essere celiaco e mangia senza glutine Djokovic ha vinto quattro tornei del grande Slam e ha dimostrato di avere una resistenza fisica fuori dal comune. Un’energia che gli permette anche di sostenere allenamenti e riscaldamenti ad altissima intensità. La stessa energia che gli ha consentito, dopo sei ore di battaglia con Nadal, di strapparsi di dosso la maglietta per festeggiare la vittoria.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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