Berlino, Bar dello Sport. L’anno scorso, di questi tempi, c’era la Supercoppa italiana. E la sfida più sentita per i tifosi napoletani, quella alla Juve. Quest’anno invece, i primi di agosto offrono una partita di prestigio internazionale: il Napoli che fa visita all’Arsenal per giocarsi la Emirates Cup. Ma è pur sempre un’amichevole, giocata in un torrido sabato d’estate: e allora, stavolta in questo bar di Schöneberg, quartiere residenziale della fu Berlino Ovest, a radunarsi c’è solo una piccola parte della folta colonia di Napoletani residenti e vacanzieri a Berlino, mentre gli altri sono forse ancora in ferie o si sono rifugiati intorno ai laghi.
Ma pur senza la folla scalmanata della finale di Pechino dell’anno scorso, e anche senza molti dei numerosi frequentatori abituali del bar che non si perdono una sola partita di campionato, il bar non ha perso di colore e di rumore: sono bastati una ventina di avventori, o pochi in più, a movimentare l’atmosfera, applaudendo le giocate di Insigne, esultando sul rigore parato da Reina, sbraitando contro l’arbitro quando per qualche decina di minuti è stato di parte. E senza mai staccare un attimo gli occhi dalla partita, tutti incuriositi dal nuovo Napoli di Benitez, attenti ai dettagli e pronti ad esprimere commenti tecnici.
Sulle due reti del doppio vantaggio azzurro, l’esultanza è stata pari a quella delle partite vere: tutti in piedi a pugni alzati e a scambiarsi abbracci. Segno che la nuova versione della squadra piace a tutti ed entusiasma da subito per il futuro. E il pareggio in rimonta ottenuto nel finale dall’Arsenal ha lasciato parecchi musi lunghi al fischio di chiusura, senza badare al fatto che si trattasse solo di un’amichevole. Perché il tifo e l’amore per la squadra non fa differenze. E perché una vittoria a Londra sarebbe stata memorabile.
Una piccola chicca: Lorenzo Insigne si è guadagnato un poster tutto per sé accanto al maxi-schermo del bar. E va detto: oltre alla sua foto, sul muro del Bar dello Sport c’è solo quella di Diego Armando Maradona.
A cura di Lorenzo Licciardi
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