Prendi un Napoli, spaccalo in due, fallo ritrovare al campo d’allenamento ad orari separati, poi esercitalo e fai trarre le conclusioni: gioca quello della prima seduta (che sembra assai vicino alla realtà) o è solo un tentativo per mischiar le carte, per stimolare, per dare motivazioni, per seguire un proprio percorso? Insomma, per essere Rafa Benitez, prima che la parola passi al cuscino, si procede secondo un test che a Napoli non è mai stato utilizzato, che nella sua storia il tecnico spagnolo aveva sfruttato a Liverpool, dunque mica poco tempo fa: è la separazione netta tra una parte dell’organico e l’altra e però, onestamente, sa anche di investitura per domenica prossima perché quello che chiameremo il Napoli-1 ha le sembianze e l’attendibilità d’una squadra che viene disposta in campo per simulare se stessa. Ovviamente, 4-2-3-1: Reina in porta, e non ci piove; Henrique-Fernandez-Albiol-Reveillere e ci può stare, perché no?, che sarebbero i tre quarti della difesa ormai titolare, con il francese rilanciato; in mezzo, Inler e Dzemaili: e pure questa va, perché Jorginho pare in pausa di riflessione e contro la Lazio può servir palleggio; tra le linee, Callejon sta a destra e Mertens a sinistra (come già accaduto varie volte) ed a fare il pendolo ed a fornire equilibrio stavolta c’è Pandev, con Hamsik che va a fare differenziato; chiaramente, l’attaccante è Higuain. Dunque?
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