NAPOLI – La chiamano formazione: in realtà è un rompicapo, perché nell’atipica vigilia d’un venerdì utilizzato per mischiare le carte e per non confondersi le idee (secretate), Rafa Benitez induce a spingersi ad intrufolarsi nei suoi pensieri sparsi e nelle dinamiche gli appartengono. C’era una volta la pretattica, stavolta c’è un percorso personale, per certi versi uniformato ad altre correnti di interpretazioni, per altro assai singolare: certezze ce ne sono, e neanche poche, poi restano i soliti, immancabili dubbi. E allora, come se fosse un risiko o anche il cubo di Rubik, il Napoli anti-Catania si può fare.
DIFESA – Dinnanzi a Reina, molto più di un portiere, non c’è imbarazzo della scelta: a destra va Mesto a sinistra va Armero e qui non servono scienzati per intuirlo, ma basta leggere i disponibili, tra i quali non rientra lo squalificato Maggio. In mezzo, c’è invece un dualismo: Albiol ne ha giocate quattro su quattro dopo la sosta, e nella prima – a Roma – avvertiva persino un risentimento. Non molla, non si tira indietro e, visti i precedenti, è anche l’unico destro che a sinistra ci sa stare in scioltezza, anticipando la giocata o poggiandosi comunque su un piede che gli è sensibile. Complicato stavolta lasciare Fernandez in campo e dall’inizio: avendone giocate tre, ritenendolo – alla luce delle ultime scelte – il nuovo titolare, gli toccheranno l’Olympique e il Marsiglia. A meno che il Cannavaro che si appresta a rientrare non sfoggi (al fianco di Albiol, come con l’Atalanta), una prestazione talmente confortante da rimettere in discussione le fresche gerarchie.
CENTROCAMPO – A naso, dentro Dzemaili al fianco di Behrami: perché hanno caratteristiche si sposano, perché Inler ne ha fatte quattro su quattro – e prim’ancora aveva giocato pure in Nazionale – perché la turnazione in mediana è assai più semplice, anche se va combinata con gli esterni che stanno tra le linee.
TREQUARTI – La stellina che illumina, adesso, è Mertens: con il belga, Benitez ha trovato nuovi equilibri; Callejon ha riposato contro il Torino, Hamsik lo ha fatto a Firenze, Insigne sembra fresco, ha capito che sprecare come domenica scorsa al San Paolo è errore grossolano, ha offerto dimostrazioni di umiltà (pure in copertura) che è sufficiente per ritenerlo un titolare in pectore per domani. E dunque, da destra a sinistra, Callejon, Hamsik ed Insigne, con i cambi pronti per consentire di smaltire la fatica. E con la possibilità – avendone gli uomini – di mescolare in corsa lo schieramento offensivo.
UN’ORA SOLA… – E in attacco, chiaramente, c’è altro a cui pensare: Higuain sta meglio, sta quasi bene, ed è stato riportato alla sua condizione attraverso un processo di recupero che ha previsto impiego spalmato. Un’altra ora è nelle sue corde, per consentirgli di lanciarsi poi su Olympique e Juventus. Intanto, Pandev ha fatto tutto: alla prima si travestì da esterno, poi ha giostrato o da centravanti o da vice-Hamsik, standosene alle spalle d’un centravanti. E Zapata ha sottolineato che ha piedi, mica solo fisico.
fonte: Corriere dello sport
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