Arrivederci a presto: scritto in tutte le lingue del mondo, sussurrato da ogni compagno di squadra. Mica è facile, ora, per Rafael Cabral Barbosa: intervento perfettamente riuscito, ma la sofferenza è dentro, in quel vuoto che un incidente procura. Quattro o sei mesi, che differenza c’è?, per rimettersi in piedi, per ritrovare se stesso e l’allegria, per riappropriarsi del Napoli – poi si vedrà se cono senza Reina, che ha twittato immediatamente e con slancio di affetto autentico – però adesso è il momento della degenza, della rieducazione e delle manifestazioni di stima che hanno sbalordito il suo procuratore. «Tornerà a Dimaro, più forte di prima» . Marzo, aprile, maggio, giugno, luglio: dovranno scivolare via, gestendo l’ira e il corpo, affidandosi alla fede che l’ha sostenuto quando il legamento ha ceduto al «Liberty», appena sette giorni fa, e che, a ricostruzione avvenuta, ha tempi indiscutibili.
NOVITA’ – Però la stagione prosegue, ha il suo calendario fitto, e certezze quotidiane da inseguire: alle spalle di Reina, rimane Colombo, poi il giovane Contini, e dunque un pericolo di ritrovarsi, in casodi raffreddore, in preoccupante ristrettezza di «mani d’opera». Ed allora, velocissimo giro di consultazioni, pareri tecnici dello staff di Benitez sul tavolo ed, oplà, ecco Toni Doblas, che arriverà a Capodichino all’ora di pranzo, poi si sposterà a Castelvolturno per le visite mediche, chiuderà la sua prima giornata al san Paolo per osservare Napoli-Swansea da vicinissimo e tifando come parte in causa. Il «terzo» sarà lui, contratto quadrimestrale, la voglia di godersi un periodo istruttivo, all’interno d’un club lanciatissimo nell’élite internazionale e di scoprire un altro calcio.
FUTURO – Poi, quando comincerà il 2015 (sin da luglio, ovviamente), sarà sempre l’ora di Rafael, si procederà a discutere con il Liverpool (questo prima) per tentare una soluzione comoda per chiunque e tenere Reina, e si deciderà del futuro di Luigi Sepe (23) che con il Lanciano, in serie B, è protagonista e che il Napoli va a monitorare una settimana sì e l’altra pure. Perché è impossibile starsene con le mani in mano…
Fonte: Corriere dello Sport
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