Camicia bianca, occhiali scuri e tanta tanta fiducia nei giovani. Arrigo Sacchi sale in cattedra a Cava de’ Tirreni e lo fa a modo suo, davanti a un centinaio di appassionati che lo ascolta in religioso silenzio salvo esplodere in un lungo applauso quando l’ex allenatore del Milan degli olandesi volanti s’alza in piedi e comincia a disegnare calcio sulla lavagnetta.
A suo agio nel nuovo incarico di coordinatore delle nazionali giovanili, Sacchi fa appello a tecnici e dirigenti perché puntino una volta per tutte sui giovani. «Quando ero al Real Madrid – ricorda – mi criticavano perché in prima squadra c’erano pochi ragazzi della cantera. Avete mai sentito muovere un appunto del genere in Italia?». Il confronto con la Spagna campione di tutto – anche e soprattutto a livello giovanile – è impari, molto più della finale europea di un paio di mesi fa: «Nel pensare medio italiano – continua Sacchi – il Barcellona non avrebbe mai vinto niente. Quando Guardiola è stato promosso dalla Tercera División alla panchina dei blaugrana, ha fatto fuori i due calciatori più pagati (Ronaldinho e Deco) per dare spazio a due ragazzini (Pedro e Busquets): da noi non sarebbe mai stato possibile».
Qualcosa, però, sta cambiando anche in Italia. «Ma se apriamo ai giovani solo per necessità economiche non c’è da essere ottimisti». Giovani talenti sì, ma funzionali al collettivo, perché solo «il gioco moltiplica le qualità individuali e le percentuali di successo». E poi, si sa, «è più facile allenare i piedi che la mente». Il nuovo progetto Figc parte da qui, dalla necessità di proporre un calcio diverso, «con cinque uomini sopra la linea della palla». Non fa nomi, Sacchi. Ma la mente corre all’Inter del triplete, «squadra piena di campioni che gioca con nove uomini dietro la palla». Accuse ad alzo zero: «Se i giovani della nostra Under 21 hanno messo insieme solo 10 presenze in serie A contro le 250 della Germania è colpa degli allenatori ignoranti che non sanno far giocare le proprie squadre. Tra campionato primavera, serie B e Lega Pro si gioca su ritmi ridicoli, con intensità insufficiente e pressing inesistente». Ce n’è anche per Mangia, il ct dell’Under 21 battuta dall’Eire a Casarano dopo 43 match consecutivi tra le mura amiche senza sconfitte: «Ho visto giocatori poco funzionali alla squadra che non c’entrano nulla con il progetto tecnico che stiamo portando avanti». Le uniche belle parole sono per la Juve di Conte: «Non sono mai stato un tifoso bianconero, ma oggi è la squadra che mi diverte di più, insieme al Pescara dell’anno scorso e alla Roma di quest’anno». Conte e Zeman, così diversi, così simili.
Fonte: Il Mattino
la Redazione
P.S.
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