Sacchi, è tornato il Napoli che le piace? «Per la prima volta quest’anno l’ho visto così bene, forse solo con il Benfica aveva giocato sugli stessi livelli. Una partita pirotecnica, esaltante: uno spettacolo di armonia, fluidità di manovra, movimento senza palla, attacco degli spazi, possesso palla».
Cosa è cambiato, cosa ha rivisto che s’era perso? «I giocatori del Napoli hanno una grande fortuna: un copione rappresentato dal gioco che moltiplica le qualità e limita pecche e inesperienze. Quindi, se commetti errori non concretizzando occasioni da rete e prendi gol perché concedi troppe chances significa che non sei attento a sufficienza. La volontà è la prima cosa, ci vuole sempre un gruppo alimentato da una motivazione straordinaria. Contro l’Inter ho rivisto ciò: la gioia da parte di tutti di attaccare ma anche di frenare gli avversari, cioè tutto quello emerso la scorsa stagione».
Questo è il calcio che l’emoziona? «Per me il Napoli è la squadra che ha il gioco più bello ed è allenato da uno dei migliori tecnici di Europa. Per vincere però ci sono tante componenti che partono dalla storia di una club, dalle sue vittorie, da un’organizzazione societaria. E arrivano ai giocatori che devono essere abituati a vincere e avere la capacità di riuscire a dare sempre tutto in generosità e determinazione».
Quale errore il Napoli non dovrà più ripetere? «I concetti che valgono per tutti: anche il Barcellona visto contro il Real con possesso lento, passaggi ricevuti da fermo è andato in difficoltà pur avendo Messi. A maggior ragione questa problematica si evidenzia nel Napoli quando i giocatori si esprimono a un ritmo basso, gestiscono un possesso palla asfittico ed evidenziano disattenzioni clamorose in fase difensiva».
Già, anche contro l’Inter è stata concessa qualche palla gol di troppo. «Sì, la fase difensiva deve ancora migliorare: l’Inter è apparsa poco organizzata e poco motivata e sfruttava solo le qualità individuali, ma gli azzurri comunque non sempre hanno scalato con i tempi giusti, con l’opportuna occupazione preventiva degli spazi».
Torniamo alle positività: Hamsik ha giocato su livelli forse mai raggiunti in carriera. «Hamsik è un giocatore fantastico, ideale per il calcio moderno: non è individualista, non è un solista ma gioca per la squadra e dà tutto senza eccedere in personalismi».
Quindi con il Benfica non basterà il Napoli che ha travolto l’Inter? «Ci vorrà una maggiore attenzione nel pressing e quando non sarà possibile effettuarlo occorrerà un’occupazione preventiva degli spazi davanti alla difesa per fare da filtro. Certo, se il Napoli non dovesse qualificarsi sarebbe un vero peccato, visto che non è riuscito a sfruttare le precedenti occasioni».
Avere due risultati rappresenterà comunque un vantaggio? «Il Napoli non ha l’esperienza per fare una partita di attesa, la sua vera forza è il gioco attraverso il quale moltiplica le qualità dei suoi interpreti: quando allenavo il Milan giocavamo sempre allo stesso modo, su qualsiasi campo e contro qualsiasi avversario. Questo è il modo migliore per fermare gli avversari, il propellente ideale per passare il turno a Lisbona. Il Napoli dovrà fare questo e con un’attenzione difensiva ancora maggiore».
L’intervista integrale sull’edizione odierna de Il Mattino
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