Arrigo Sacchi confessa di essersi arrabbiato da morire al gol di Ghilas, quasi come se fosse lui sulla panchina del Napoli, d’altronde la filosofia dell’ex ct dell’Italia vicecampione del mondo a Usa ’94 e allenatore del Milan di fine anni Ottanta sul tetto d’Italia, d’Europa e del mondo, ora coordinatore tecnico delle nazionali giovanili, è simile a quella di Benitez. «Sì, al gol dell’1-1 del Porto mi sono arrabbiato e ho cambiato canale. Il Napoli stava giocando una grande partita e avrebbe meritato di vincere. Purtroppo in Europa è così: quando crei tante occasioni e non segni, poi basta un attimo, un piccolo errore, per vanificare tutto. Però gli azzurri sono sulla buona strada».
In che senso?
«Il Napoli è una squadra che vuole divertire e giocare al calcio in ogni partita, quindi è sulla strada giusta per diventare una squadra ancora più grande in Italia e in Europa. Sta facendo già molto e può fare moltissimo. Deve migliorare in alcune cose, però».
In cosa?
«Deve trovare una solidità maggiore, migliorare nella fase di non possesso e farla al massimo non solo per 40-50 minuti ma in tutta la partita perché per vincere c’è sempre bisogno di equilibrio. Alcuni giocatori devono ancora crescere, una cosa normale quando c’è un progetto nuovo e che a me piace moltissimo. L’idea di calcio di Benitez è quella di un calcio totale, internazionale, l’unica strada per poter restare al passo con i tempi. La nota negativa per me è che ci sono solo due italiani».
Un tipo di calcio che può portare successi?
«Il modulo del Napoli, il 4-2-3-1, è lo stesso delle più grandi squadre d’Europa, Bayern Monaco in testa. Ma io non parlo di moduli, bensì di concetti: il motore deve essere il gioco, in una grande trama devono inserirsi al meglio gli interpreti, cioè le qualità dei solisti devono essere funzionali al concetto di squadra. Il Napoli sta lavorando in questa ottica e potrà crescere ancora e vincere. Negli ultimi vent’anni, salvo una o due eccezioni, la Champions League l’hanno sempre vinta squadre strutturate in questo modo. E i modelli di calcio negli ultimi quarant’anni stati l’Ajax, il Milan, il Barcellona».
Le italiane adesso sono ancora lontane da questi modelli, così si spiega il flop in Europa?
«I club italiani giocano un calcio non europeo anche se sono piene di stranieri. L’Italia di Prandelli, l’Under 21 e l’Under 17 sono molto più europee come mentalità anche se adesso c’è maggiore difficoltà a pescare gli italiani nel campionato di serie A. Il Napoli è tra le squadre più europee, assieme a Roma, Fiorentina e alla Juve di Conte, quella che applica meglio il concetto di calcio totale perché tutti si muovono con grande armonia: la squadra numero uno anche come applicazione e determinazione di tutti i suoi uomini. Ai bianconeri l’Europa League di quest’anno servirà per la Champions della prossima stagione».
Il Napoli riuscirà a centrare il secondo posto, come vede il duello con la Roma?
«Il duello è alla pari. Ora il Napoli è fuori dall’Europa e avrà il vantaggio di giocare lo stesso numero di partite dei giallorossi e quindi non pagherà più dazio in campionato. La Roma e il Napoli escono dall’ortodossia del calcio italiano, sono due realtà che a me piacciono. La squadra di Garcia ha una solidità maggiore; quella di Benitez, quando sta bene, in fase offensiva riesce a essere devastante».
Parlava di solo due italiani nel Napoli, uno è Insigne: Lorenzo andrà ai Mondiali?
«Il mio augurio è che possa andarci. Sta facendo bene ma potrebbe fare ancora meglio conoscendo quelle che sono le sue potenzialità. Credo che in questo momento sia soprattutto una questione di gamba, sul secondo passo non mi sembra veloce come sul primo: la brillantezza non è la stessa dei suoi tempi migliori».
Anche Hamsik non è brillante come negli anni scorsi.
«Sì, al Napoli quest’anno è mancato il miglior Hamsik, non è stata la sua stagione migliore».
Come giudica il primo anno in azzurro di Higuain?
«Conoscevo il suo valore ma devo dire che mi ha sorpreso ancora di più in positivo. Un grande attaccante, segna e non è egoista perché ha bene in mente il concetto di squadra. Mi sono piaciuti molto anche gli altri due nuovi: Callejon e Mertens».
Il Napoli come può crescere ancora in futuro?
«Inserendo nuovi elementi funzionali al progetto. Non devono essere necessariamente dei super campioni ma adatti per quest’idea di calcio. Nel mio primo Milan tutti esprimevano al massimo questo concetto di funzionalità, da Costacurta a Evani, Massaro. E ricordo che la Roma quando ci vendette Ancelotti riteneva di aver fatto un affare…».
Ma chi serve al Napoli?
«Questo chiedetelo a Benitez, lui lo sa benissimo: è un allenatore che stimo, un amico. La strada è quella giusta per un Napoli su livelli altissimi, sarei molto felice per i napoletani che a me sono molto simpatici».
fonte: il Mattino
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