Ventitré minuti: il dettaglio (apparentemente) ininfluente d’una vita. E, invece, l’epicentro di un’esistenza: «Ma sapete quante volte ci ho pensato? Ero un ragazzino, giocavo a Crotone, e sognavo un giorno come questo. Però….».
Ventitré minuti per lasciarsi inghiottire dagli abissi della coscienza, con l’immagine sbiadita di quel rilancio e la rabbia che cova dentro Salvatore Aronica: la partita perfetta per mezz’ora e oltre, andando a prendere a sportellate quell’armadio di Dzeko e i pregiudizi d’una carriera intera, e poi la palla che gli va sul piede sporco – il destro. Lui l’avrebbe spinta chissà dove, invece gli rimane bassa, corta, su Silva, che tira, trova la mano di De Sanctis e poi il tap in di Balotelli. Napoli 1, Manchester City 1: e sembra chiusa.
PELLE D’OCA – Ma gli uomini si rivelano alla distanza: ventitré minuti tentando di resettare quel fotogramma, aspettando il momento propizio. Quarto della ripresa, pallone a cercare Dzeko lungo, quando si è accesa la spia della rabbia d’un guerriero indomabile, ferito ma mica demolito. Aronica va d’anticipo, la mette giù di petto, imposta verticalizzando sul Pocho e da questi a Dossena, per il cross tagliente atteso da Cavani: Napoli 2, Manchester City 1. «Quando cominci a giocare, sogni: e io ho atteso una serata del genere, ci ho creduto, l’ho inseguita. E’ stato meraviglioso, nonostate assist ed errori, e io me la porto dentro per sempre. Il San Paolo era da pelle d’oca, non poteva finire diversamente».
AUTOSTIMA – E certo che no e pure gli dei d’una notte intrisa di magia se n’erano accorti, leggendo nell’io di Aronica in quei ventitrè minuti infernali, un tocco d’argilla nelle gambe d’un gigante; e no che non poteva finire in quel modo: e quando tutto torna, quando ormai non c’è più spazio per l’amarezza passeggera, quando l’euforia è un grimaldello verso Bergamo e poi la Juventus, verso il Lecce e poi la Spagna e il Villarreal, val la pena di fermare il mondo per non scendere: «Questa gioia va tutelata, perché non abbiamo ancora passato il turno. Ma i risultati accrescono l’autostima, determinano consapevolezza nei propri mezzi: noi sappiamo di avere qualità morali indiscutibili. Ringrazio Mazzarri per la stima che mi ha dimostrato sempre. Ma sabato sera ci aspetta l’Atalanta, in campionato siamo in ritardo e vogliamo risalire in fretta. Alla decisiva sfida di Champions penseremo quando arriverà il momento».
Quando ci sarà da aggiornare la storia del Napoli, la storia di Salvatore Aronica: con ventitré minuti trasformati in polvere e i sacrifici che chiedono di divenire gloria.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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