NAPOLI – Non riesce proprio a stare fermo, neanche quando parla: ballerino vero, Pablo Armero. Le gambe dondolano, ritmato nella vita, evidentemente, il mancino colombiano famoso in ogni spogliatoio per questa sua passione e per le sue doti. E in campo? Bene, ieri, attento e veloce in difesa e in attacco. E poi anche con la lingua: senza polemica ma con schiettezza, da passionale sudamericano. «Sono felice per la vittoria, ma sinceramente vorrei giocare con maggiore continuità». Affamato.
IL DESIDERIO – E allora, Pablito. Che ieri al San Paolo ha prima infilato la sua terza da titolare dopo Atalanta e Sassuolo, poi un crocefisso-gioiello grande e vistoso e una serie di parole ricche di significati. Unico, il concetto: «Massimo rispetto per le scelte di Benitez, però, con sincerità, vorrei giocare di più. Vorrei avere maggiore continuità, magari anche in Champions: non sto bene quando resto fuori, sono acostumbrado ad avere più spazio?». Cioè, abituato: era così all’Udinese, è così in Nazionale. «Mi piace essere protagonista, e poi sono venuto qui per giocare». Il racconto è chiaro e preciso. Ma non c’è polemica, neanche un filo, e anzi, oltre a sorridere, Armero aggiunge una postilla fondamentale: «So che devo lavorare sempre meglio e allenarmi al cento percento per far cambiare idea all’allenatore. Tra l’altro, se mi ha confermato, se mi ha voluto con lui, vuol dire che crede in me. Che ha fiducia in me. Comunque, rispetto sempre le sue decisioni». Ma non per questo cederà la mano. Zuniga, collega di Nazionale e grande amico, è avvisato. A meno che Rafa non vari la soluzione colombiana sulle fasce. La stagione è lunga.
TANTA STRADA – Sì, lunga e anche molto faticosa: ecco perché le sei vittorie (e un pareggio) in sette partite sono manna. Soprattutto in vista della maratona-scudetto: «E’ ancora presto per parlare di scudetto, c’è tantissima strada da fare. La Roma ha cominciato molto bene, ma anche Juve e Inter sono grandi squadre: a noi spetta il compito di continuare a giocare così, senza mai abbassare la guardia, e di fare felici i nostri straordinari tifosi». Con dedica.
SIAMO GRANDI – La delusione dell’Emirates, la sconfitta con l’Arsenal, insomma, sono in archivio: non cancellate né dimenticate, però assorbite come una lezione da imparare a memoria per completare un processo di crescita entrato nel vivo proprio con l’arrivo di Benitez. «A Londra abbiamo perso una partita importante, è vero, però sappiamo di essere una grande squadra: anche con il Livorno abbiamo dimostrato di essere concentrati e pronti a vincere ogni sfida. Contro ogni avversario: siamo consapevoli di poter andare molto avanti, bisogna soltanto lavorare con lo stesso impegno e la stessa attenzione. E poi?». Si? «Dobbiamo essere tutti in grado di dare una mano alla squadra ogni volta che Benitez decide di chiamarci in causa. Tutti, compreso quelli che giocano meno». A proposito: ieri non è passata inosservata l’esclusione di Cannavaro. «Lui è il nostro leader, il capitano: è un grande giocatore che si allena sempre al top, conosciamo bene il suo valore».
IL RUOLO – Anche lui, anche Pablo conosce a menadito i compiti che Rafa gli affida sulla fascia sinistra: «Sì, sono molto simili a quelli che ho in Nazionale: più difensivi, rispetto alle indicazioni dell’assetto tattico di Mazzarri, ma ho comunque l’opportunità di affondare e lo spazio per attaccare e sovrappormi. Grazie a Dio sta andando tutto bene». E ora, via in Colombia per la festa-qualificazione: manca un punto, ai cafeteros, per coronare il sogno brasiliano. Un punto da conquistare contro il Cile o il Paraguay: «Sarebbe fantastico».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
L.D.M.
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