Il gol, questo sconosciuto, è un rimpianto tenerissimo, un dolcissimo tormento: perché ormai è questione di centimetri, è un segnale da ricevere dal destino, è una maledizione che evapora riguardandosi allo specchio – pardon, in tv – e ritrovando se stesso, il proprio istinto, la spavalderia dei giorni migliori. Il gol è un amabile sconosciuto, un amico carissimo che si smarrisce tra le pieghe del calendario. 5 ottobre, trentadue giorni senza riuscire ad andare incontro al vento, con le braccia larga e quella faccia da scugnizzo che sembra di vederla quando, nel bel mezzo d’una gara stranamente complicata, la scelta pazza di Insigne e cercare di demolire quel «muro» invisibile da sessanta metri: pallonetto perfido, che il vento e forse il collo-piede sposta, però un’intuizione che sottolinea la vivacità ritrovata. Il futuro è Insigne, la bandiera d’una squadra che ormai ondeggia a sinistra, laddove il «monello» si è insediato di prepotenza, prendendosi la maglia da titolare e poi dirottando Mertens a destra, talvolta. Il futuro è in quel contratto, scadenza 2019, festeggiato con un’altra serata da ricordare, un 3-0 che rimuove le pause (e le paure) del passato, la rigenerata verve di un talentino rimasto ingabbiato da quello stadio nel quale ormai ha smesso di avvertire il gelo.
Il vento è cambiato, ma da un po’, e i fischi con l’Athletic Bilbao rappresentano un graffio nella memoria: perché anche stavolta, all’uscita del campo, c’è un san Paolo che l’esalta, lo stringe a sé in quell’abbraccio collettivo; saranno pure dodicimila, ma s’avvertono, riconoscono l’impegno e la genialità in alcuni guizzi, aiutano a demolire quel malessere sottile che è comune per chi ha il gol nel dna ed invece pure stavolta s’accorge che non va.
LE OCCASIONI. Le cerca, le crea, le confeziona, ondeggia a sinistra, va a tratteggiare la parabola arcuata, quella della palla a giro che una volta irritava e che stavolta si imbatte in Mvogo; poi ancora Insigne, una percussione da sinistra, una rasoiata che sfila via sulla traversa per un palmo, cos’è un palmo?
NOTTE AZZURRA. Ma questa ormai è un’altra storia, perché i messaggi subliminali che arrivano da Coverciano inducono a pensare che il peggio sia passato e che ci saranno notte e pomeriggi d’un azzurro intenso, che parte dal San Paolo ed arriva sino in Nazionale. E domenica c’è Fiorentina-Napoli, magari non sarà necessario neanche rifare la valigia, tornare indietro e starsene immusonito nel salotto a riflettere sul Brasile, a macerarsi nella malinconia, a sentirsi il richiamo d’una Italia che sta per essergli restituita. Il gol sarà pure (ancora) uno sconosciuto, ma Insigne s’è fatto riconoscere…
Fonte: Corriere dello Sport
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