Napoli ha comprato al buio la partita dell’anno. Neanche i biglietti per la Notte degli Oscar sono stati distribuiti così velocemente. Ma solo vincendo stasera a Udine, il Napoli può dare un senso alla partita di venerdì con la Juve. Una prevendita così ampia, nonostante i prezzi, dà il tema della settimana. I tifosi credono ancora nel Napoli. Ma il Napoli crede in se stesso? La squadra si è inabissata in una delle sue frequenti contraddizioni. Già eliminata da Coppa Italia ed Europa League, può riversare ambizioni e risorse in un campionato mai così aperto e scadente per valori tecnici. Rivela invece una strana crisi: ha perso il gioco, la freschezza fisica, il vigore di entusiasmi convinti. Le cifre provano l’ambiguità del momento. Cinque vittorie e tre pareggi negli ultimi otto incontri, quindi 18 punti su 24. Ma è pessimo l’ultimo parziale: in 4 gare, due pareggi desolanti con Lazio e Samp, doppia sconfitta in Europa League, tre gol al San Paolo e due a Plzen dai robusti birrai del Viktoria. Ancora più grave in Boemia: il Napoli si è presentato annunciando massimo impegno per ribaltare uno 0-3, in campo neanche si è visto. Fu persino modificato il sistema di gioco: dal 3-4-2-1 che il Napoli esegue ormai a memoria al 4- 3-3, interpretato con la stessa disinvoltura di una compagnia di teatro dialettale che vada a Londra per recitare Shakespeare. In quel modulo è decisivo il centrale della linea mediana, ruolo affidato a Donadel, esposto ad una figuraccia. Mazzarri forse lo ricorda negli anni migliori alla Fiorentina, da quanto tempo non lo vede? Carente in alcuni, ma il Napoli non attuava i meccanismi del nuovo assetto tattico. Non si va in giro per l’Europa a prendere sberle. Tutto questo può essere al Napoli condonato. È secondo, avrà pur diritto a benevolenza e fiducia. Deve valorizzare i meriti acquisiti finora e cancellare gli errori commessi purtroppo anche al mercato, a sole tre condizioni. La prima, stasera. È urgente scacciare il dubbio di una crisi atletica contro l’Udinese: ha battuto in casa (sempre per 1-0) Siena e Torino, perso di misura fuori con Milan e Genoa. Non è imbattibile. Atteso il risveglio di Hamsik protagonista della stagione, apparso in calo domenica scorsa e Cavani, bomber senza gol da un mese. Seconda condizione, l’identità tattica. Con Cavani, Hamsik, Insigne e secondo le sue lune Pandev il Napoli ha un micidiale congegno offensivo. Si spiega così il secondo posto. Ma questo impianto non ha mai un sufficiente contributo dagli esterni. Zuniga ripiega sui suoi vezzi di ballerino smorfioso, è incongruo nella fase passiva e spesso accompagna nella rete di De Sanctis l’azione degli avversari. Di Maggio non si hanno notizie, né Mesto richiesto da Mazzarri che lo ricordava nella sua Reggina sembra un brillante sosia. Da stasera a metà maggio, si proseguirà con un simile squilibrio di valori o Mazzarri saprà trovare dei correttivi? Armero, oltre ad essere mancino, ha proprietà di ruolo rispetto a Zuniga, destro a sinistra. Ed è davvero un’utopia avanzare di venti metri Campagnaro per sostituire Maggio, avendo esperienza da ala destra, propulsione e slalom in dribbling oltre a conoscere la fase difensiva? Terza condizione, il contratto di Mazzarri. Il presidente segue con la più cordiale flemma ai tormenti di un tecnico che da agosto confida la sua voglia di cambiare. Difficile capire se l’inquietudine o il timore di non poter fare meglio a Napoli lo abbiano condizionato. Con un secondo posto in gioco, è molto originale che si parli tanto di contratti piuttosto che della Juve. Immaginate un pilota in un decollo difficile turbato dall’idea di passare ad un’altra flotta. Non convince neanche il rinvio dell’accordo a maggio. Prendere o lasciare, meglio esser chiari. Una grande società deve programmare: il Napoli è club di vertice non per meriti di un solo personaggio, ma per investimenti, introiti, valori tecnici. Non può vendere o prenotare campioni se non sa chi è il prossimo allenatore. Ed è importante la Champions: vale i 50 milioni di fatturato persi quest’anno. Uu errore ripetere che «si vive alla giornata, poi tireremo i conti». Lo si lasci dire alle provinciali. I napoletani non l’accettano. Se lo scudetto è un’ipotesi, comunque da coltivare, secondo posto e Champions sono certezze da difendere. Il coraggio è un dovere. Stasera si capirà meglio.
La Redazione
P.S.
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