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Antonio Corbo: “Si sono perse le tracce di Lucarelli, mentre Chavez è un turista in panchina”

Nella stessa settimana il Napoli ha battuto due volte il Milan. Sul campo la prima: 3-1 nella notte dei sogni al San Paolo, tre gol di Cavani e primato in classifica. La seconda in tv: per il raggelante pari di sabato sera, Sky registra 855 mila spettatori, oltre due milioni di contatti; per il Milan che batte il Cesena appena 365 mila, meno della metà dei contatti. Su queste cifre De Laurentiis e Mazzarri dovrebbero riflettere. Ecco perché.

IL SUCCESSO è legato anche alla Fiorentina, ben schierata da Mihajlovic. Ma dimostra che il Napoli ha un fascino immenso. Per il nome, che inchioda alla tv migliaia di sportivi anche in altre regioni. Per la credibilità dei suoi campioni: Cavani, Lavezzi, Hamsik, De Sanctiis miglior portiere del campionato, Inler l’acquisto più caro del mercato, presentato con maschera da leone, anche se sabato ricordava il più mite dei bassotti. Il Napoli è la quarta platea italiana nei circuiti di tutto il mondo. Ne deriva una cascata di soldi da televisioni e sponsor. Il marketing potrebbe sfondare presto il fatturato di 200 milioni, 50 più delle previsioni in bilancio. L’analisi di questi dati assegna al Napoli una missione che non può essere svilita dalla prudenza di Mazzarri, da frasi appagate e confuse anche il duello tattico vinto da Mihajlovic, che ha reso inerme un Napoli ormai risaputo negli schemi. Entrato con pieno merito in Champions, terzo l’anno scorso pur avendo perso 10 punti su 15 nelle ultime cinque gare anche per le tensioni tra tecnico e presidente, primo negli investimenti sul mercato: un Napoli così deve accettare il ruolo di grande club, non concedersi sbandate né polemiche interne, come l’ultima per una foto di Inler apparsa su un quotidiano sportivo con un marchio di un diverso sponsor, banale disguido che ha messo in crisi prima Inler sabato, poi l’ufficio stampa, sotto accusa quasi si fosse alleato di notte in Libia con i mercenari di Gheddafi. Calma, Napoli. La Champions prima coppa europea è un traguardo, è il prestigio, è uno stile da esibire e vivere fino in fondo. Il successo è certificato anche in tv. Ma sono precari gli equilibri interni. Se cambia la formazione nei 7/11, se spunta dalle quinte qualche giocatore fuori forma, un allenatore va convocato dal capo dell’area tecnica. Non un processo, ma cordiali domande: «Scusami, perché l’hai fatto? Sai che qualcuno può anche accusarci di falsare il campionato? Dicci come possiamo aiutarti». Il direttore sportivo è in realtà il primo assistente dell’allenatore. Questo confuso rapporto gerarchico si riflette sul mercato, diretto da Mazzarri. Tecnico eccellente, ma non può indovinare tutto. Di Lucarelli si sono perse le tracce, Chavez è un turista in panchina con altre mezzepunte-fotocopia (Pandev, Mascara, Santana) e neanche un centrocampista. Di giovani della società, neanche a parlarne. De Laurentiis ha portato alle stelle il club. Coraggio, il campionato è mediocre, quindi ancora aperto. E domani c’è il Villarreal. È un presidente da Champions, deve quindi tutelare meglio del Napoli presente e futuro.

 

Fonte: Repubblica

 

La Redazione

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