Se il Milan è la squadra da battere, il Napoli è la società da imitare. Il primo campionato della grande crisi lancia un tema: è vero che nel calcio solo i ricchi ridono? De Laurentiis dimostra il contrario, vince risparmiando. E’ rimasto tutta l’estate aggrappato ad un microfono. Urla, minacce, insulti, show con calciatori mascherati da leoni, fughe dalla Lega in motorino liberando nel traffico di Milano uno sciame di parolacce. Non ha perso un evento, un giorno, una telecamera per non uscire mai di scena. Cronista di se stesso e del nuovo Napoli. Taceva sui conti. Ma non sapeva di aver infranto il “teorema di Cruyff”. Secondo il genio del calcio olandese, un fenomeno anche quando succhiava come un’idrovora pesetas in Spagna, «i migliori guadagnano molto, vince solo la squadra che ha i migliori, quindi prevale il ricco che paga gli ingaggi più alti». Simon Kuper e Stefan Szymaski, un giornalista inglese nato in Uganda e un professore di economia, hanno controllato anche in Italia il sillogismo di Cruyff. Tutto vero. In 14 anni, con una oscillazione del 93%, coincidevano le classifiche di punti e ingaggi. Fosse ancora così, il Napoli finirebbe sesto con 40,2 milioni di spesa lorda. Dopo Milan (160), Inter (145), Juventus (100), Roma (78,5), Lazio (50,2). Ma la gestione di De Laurentiis è stata già la splendida eccezione: terzo posto con 33 milioni di ingaggi, quarto bilancio in attivo, fatturato di 112 milioni, meno della metà di Milan, Inter e Juve, che però in tre hanno un disavanzo di 200 milioni. L’Inter del prodigo Moratti ha dovuto cedere Eto’o, rinunciando a Tevez e Lavezzi. Il Napoli non si è privato dei campioni, ha migliorato difesa e centrocampo. E ha rimesso nel cassetto di Mazzarri i suoi tre sogni: Vucinic, Vidal e Criscito. I conti saranno in ordine anche quest’anno, e la classifica finale? Il battage estivo consegna a Mazzarri una squadra mai così temuta, Roberto Mancini che veste da un sarto napoletano ma parla ormai con il garbo britannico di Alex Ferguson considera il Napoli alla pari del suo Manchester City, anticipando la sfida di mercoledì in Champions. In controtendenza gli allibratori. Nei pronostici, le quote sono sbilanciate in favore delle milanesi. Sia Inter che Milan prevalgono 95-5 sul Napoli. Avrà di nuovo ragione la teoria di Cruyff o l’avarizia creativa di De Laurentiis? Chi paga 9 milioni netti a Ibra, 5- 6 a Buffon e Totti avanza soffrendo. Certe cifre sono zavorra. Il Napoli no, fila leggero verso il futuro. Manca ora la conferma del campo. Mazzarri ha tutto per darla. Ha ricostruito la difesa con un Britos pagato ad oncia come l’oro, con un elegante Fernandez, con gli affidabili Campagnaro e Cannavaro, manca qualcuno con lo scatto sul breve. Dovrà solo registrare i movimenti di Inler gigante nella continuità e Dzemaili che porta palla, ma c’è Gargano con i motori fumanti. Pandev, poi. Sono ora possibili le varianti tattiche in avanti, sostituibili Lavezzi o Hamsik, nelle fasi di mezza luna. Insostituibile solo Cavani. Ma sembra già di vederlo: zazzera nel vento, secco e curvo, ha ancora voglia di correre. Ed il Napoli con lui. Opportuno il codice etico del presidente. Ammonizioni inutili e amicizie pericolose. Giusto. Lavezzi non è il primo convocato come testimone dalla procura antimafia. L’ultimo consiglio De Laurentiis lo conservi per sé: eviti toni virulenti con la Federazione, apra le porte del San Paolo a Italia-Uruguay di metà novembre. Un solo vento spinge chi corre per vincere: la simpatia. Che è lo stile di una città.
Fonte: Repubblica
La Redazione
A.F.
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